sabato 18 dicembre 2010

Questa è l'istruzione?

Vorrei presentarvi dei video sul ddl Gelmini e la "bella" Università che vuole realzzare.

Partirei dal ministro:
















"Non capisco come mai tutta quasta gente in piazza!!!"
"E' capodanno sai!!!" xD

Invece di "spremere" nell'istruzione bisogna tagliare gli stipendi dei politici e finanziare di più nella scuola e nella sanità.











Ecco il link del decreto per capire meglio di cosa si tratta.

Andiamo sempre verso una scuola privatizzata dove le classi meno abbienti non possono entrare, ma il diritto allo studio dove è andato a finire????
L'università deve poter essere accessibile a tutti. Ribelliamoci.

venerdì 19 novembre 2010

Colorado 2010 Sfighe Nella Scuola 5° Puntata (10.10.2010)

L'informazione in Italia

«La vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire»George Orwell

Tempo fa mi capitò di sentire di una classifica che posizionava l’Italia attorno al quarantesimo posto in quanto a libertà d’informazione e dietro paesi quali il Mozambico. La notizia mi rimase in mente e ci rimuginai fin quando, dopo quasi due anni di vita in Inghilterra, mi è sembrato evidente che qualcosa di vero dopotutto ci dovesse essere.Mi sono preso la briga di fare una ricerca a proposito del tema “libertà d’informazione in Italia”. È un argomento che spesso accende gli animi nel nostro paese e volevo esaminare la questione con una certa equanimità, racimolando le informazioni attraverso un mezzo (Internet) che ancora non risente in maniera apprezzabile della censura e dando una netta preferenza a documenti ufficiali di organi o istituzioni autorevoli.Va da sè che, per non incorrere in una sorta di petitio principii, ho usato fonti internazionali (prevalentemente in inglese ma ho cercato di tradurre il piu' fedelmente possibile i paragrafi citati). Se infatti fosse vera l’ipotesi di una compromessa libertà d’informazione in Italia, questo ci dovrebbe portare a ritenere le fonti italiane “compromesse” e, almeno parzialmente, non affidabili da cui nel dubbio la preferenza per fonti internazionali sicuramente piu’ lontane dai teatrini televisivi della politica italiana e dai chiassosi battibecchi tra gli opposti schieramenti.Quello che emerge è un quadro che, fin dalle sue origini, non è mai stato particolarmente roseo:“According to the information received by the Special Rapporteur, the public television network RAI has been strongly politicized since its creation in 1954. At the time, and until the major political changes of the end of the 1980s, Italian public television was controlled by the political party in power, the Christian Democrats.”(In accordo con le informazioni ricevute dallo Special Rapporteur, il network televisivo pubblico RAI è stato pesantemente politicizzato fin dalla sua creazione nel 1954. All'epoca, e fino ai principali cambiamenti alla fine degli anni '80, la televisione pubblica italiana fu controllata dal partito politico al potere: la Democrazia Cristiana.)(Dal rapporto dell'esperto dell'ONU sulla libertà della stampa, il keniota Ambeyi Ligabo).Mi sembra una ricostruzione storicamente fedele dei fatti. Affermare che in Italia il problema della libertà d'informazione nasce con il Governo Berlusconi sarebbe fuorviante. Tuttavia, stando ai rapporti e ai documenti ufficiali delle principali ong e istituzioni prese in esame, si delinea abbastanza chiaramente un generale peggioramento e deterioramento degli spazi di libera espressione.

European Alternatives ha recentemente rilasciato un dossier sulla situazione dell’informazione in Italia. Come abbiamo sottolineato, l’Italia è l’unica democrazia occidentale in cui il Primo Ministro possiede tre canali televisivi, controlla indirettamente i tre canali pubblici, possiede diversi giornali, riviste, stazioni radio e la più grande casa pubblicitaria della nazione. Il Primo Ministro italiano ha recentemente querelato diversi quotidiani italiani, francesi e spagnoli.
Oggi, in questo articolo, cercheremo di capire come tutto cominciò.
Ambeyi Ligabo, l’esperto ONU sulla libertà di stampa, sostiene che “il network televisivo Rai è stato fortemente politicizzato sin dalla sua creazione nel 1954. A quel tempo, e fino ai grandi cambiamenti politici di fine anni 80, la televisione pubblica italiana era controllata dal partito politico al potere, la Democrazia Cristiana”.
La Loggia Massonica “Propaganda 2” era una Loggia segreta che divenne molto influente in Italia nel corso degli anni 70. La P2 si è resa responsabile per la maggior parte degli attentati dinamitardi avvenuti in Italia in quel decennio e può essere considerata come uno dei principali fautori della Strategia della Tensione. La P2 era pronta a svuotare di significato la Costituzione ed ad instaurare uno Stato autoritario, seppur ancor governato dalla Democrazia Cristiana e dai suoi alleati, mantenendo in questo modo il Partito Comunista in una posizione marginale.
Uno degli obiettivi principali della P2 era il controllo dei mezzi di informazione. Infatti il leader della Loggia, Licio Gelli, capì che il “vero potere è nelle mani dei mass media”. In particolare la P2 proponeva la dissoluzione della Rai e la creazione di televisioni private con l’obiettivo di controllare l’opinione pubblica.
La P2 aveva un progetto, chiamato “Piano di Rinascita democratico”. Uno degli obiettivi principali del Piano di Rinascita era appunto la creazione di televisioni private, con l’obbiettivo di distruggere la Rai.
Nel 1976 la Corte Costituzionale permise tramite sentenza la liberalizzazione delle trasmissioni per le televisioni e le radio locali. Dopo la sentenza della Corte, vi fu una proliferazione di televisioni private. Fu Silvio Berlusconi che lanciò la più seria competizione alla Rai. Sin dagli anni 80 il settore televisivo privato fu praticamente monopolizzato da Berlusconi. Nel 1980 “Telemilano” cambiò il proprio nome in “Canale 5” e divenne visibile in tutta la nazione (in contrasto con la sentenza della Corte Costituzionale). Nel 1983 Berlusconi acquisì anche “Italia 1” e “Rete 4”.
Quando nel 1984 i pubblici ministeri di Lazio, Piemonte ed Abruzzo sentenziarono lo stop alle trasmissioni dei canali di Silvio Berlusconi, il governo Craxi immediatamente emise un decreto legge che salvò i canali Mediaset. Successivamente, con il “Decreto salva Berlusconi” lo status quo divenne legge e Mediaset poteva legalmente trasmettere in tutta la nazione.
La Rai fu obbligata ad accettare le logiche del mercato e perse, almeno parzialmente, la sua funzione di servizio pubblico. Infatti pubblicità e programmi spazzatura invasero i canali televisivi italiani, mentre l’audience diveniva l’unica preoccupazione dei Direttori televisivi, che finirono così per dimenticare completamente la funzione culturale ed educativa della televisione.
La Loggia Massonica P2 acquisì anche diversi quotidiani e riviste.
La relazione finale della Commissione Parlamentare sulla P2 stabilì che “alcuni operatori (Genghini, Fabbri e Berlusconi) ricevettero aiuti finanziari non giustificati”.
Come riportato dal Corriere della Sera, nel 2000, il Primo Ministro Italiano Silvio Berlusconi affermò che “essere un piduista non è un titolo di demerito”. Nel 2008 abbiamo assistito al ritorno sulla scena di Licio Gelli, che partecipò come ospite a un programma su una televisione privata. In una intervista alla Repubblica, Gelli definì Berlusconi “un grande uomo”. Alcuni anni prima, su L’Indipendente, Gelli aveva sottolineato come Berlusconi “ha preso il nostro Piano di Rinascita e lo ha copiato quasi tutto”.
Da quando Berlusconi è diventato Presidente, grazie anche al suo controllo dei mass media, il viso di Berlusconi ha occupato fino al 30% dello spazio dedicato ai politici sulle televisioni nazionali italiane.
Nel 2009, Freedom House, che analizza la libertà d’informazione, ha retrocesso l’Italia dallo status di nazione libera a quello di parzialmente libera. L’Italia, insieme con la Turchia, è l’unico Paese dell’Europa Occidentale ad essere classificato come “parzialmente libero”. L’Italia è stata relegata in questa categoria, perché la libertà di parola e stampa è stata limitata attraverso leggi, a causa delle intimidazioni subite dai giornalisti da parte di organizzazioni di estrema destra e a causa della concentrazione dei mezzi d’informazione nelle mani di pochi proprietari.
Karin Karlekar che ha guidato la ricerca sull’Italia sottolineando come “il problema principale sia rappresentato da Silvio Berlusconi”, sostiene che il suo ritorno al ruolo di Presidente del Consiglio, avvenuto nel 2008, ha ripresentato il problema della concentrazione dei mezzi d’informazione pubblici e privati sotto la guida di una sola persona. Questa è la ragione principale perché l’Italia è stata retrocessa allo status di nazione “parzialmente libera”. La Karlekar, durante la ricerca, non ha riscontrato per il momento attacchi del governo alla libertà di stampa (le querele di Berlusconi non erano ancora avvenute) come avvenne nel 2005 e nel 2006. In tutti i modi, Karin Karlekar pensa che l’Italia debba urgentemente “risolvere il problema della concentrazione dei mezzi di informazione nelle mani di una sola persona” sottolineando come “questo sia un caso unico al mondo”.

mercoledì 10 novembre 2010

Luciana Littizzetto




Ti adoro Lucianaaa =)





Gem Boy - Twilight (Colorado café 30/10/2009)

Colorado 2010 2 puntata SFIGHE A SCUOLA

Inedito di MJ

Si chiama Another Day ed è l'ennesimo inedito di Michael Jackson, spuntato dal nulla a mesi dalla sua morte.
Si tratta di un duetto che Jackson ha realizzato con Lenny Kravitz che lo scorso giugno aveva ammesso di aver avviato una collaborazione con il re del pop e che era stato con lui in studio di registrazione.
"E' stata l'esperienza più divertente che io abbia mai fatto in sala di registrazione, abbiamo riso per tutto il tempo", aveva dichiarato Kravitz.
La canzone risalirebbe al 2001 ma non avrebbe mai visto la luce pur essendo, ad oggi, orecchiabile e piacevole.
A questo punto non resta che attendere che Lenny Kravitz sveli qualcosa di più circa il nuovo inedito di Michael Jackson, Another Day.

Rino Gaetano


Autore di canzoni graffianti e appassionate, paladino del Sud e degli sfruttati, nemico giurato di tutti i politici, Rino Gaetano è uno dei songwriter di culto della scena italiana. Ha cantato un'Italia grottesca negli anni della tensione e delle P38. Dopo la sua morte, le sue canzoni sono state riscoperte negli anni e saccheggiate senza ritegno. Ma la denuncia sociale celata dietro l'ironia delle sue filastrocche resta ancora attualissima


Per l'ironia e l'intelligenza dei suoi testi, per il suo songwriting schietto e graffiante, Rino Gaetano merita davvero un posto accanto ai più grandi esponenti della canzone italiana. Il suo universo è affollato di santi che salgono sul rogo "vestiti d'amianto"; di donne immaginarie che filano la lana e fiutano tartufi; di cieli blu e di notti stellate, di amabili puttane e detestabili politici d'ogni schieramento. Irride e commuove, con l'anarchica eccentricità dei poeti cantastorie. L'Italia delle P38 e della strategia della tensione, nelle sue canzoni, diventa un paese surreale, diviso tra fiaba e dramma, passioni sentimentali e contraddizioni sociali. Un paese che Gaetano ha sempre amato, ma che quasi mai l'ha voluto comprendere.




Chi vive in baracca, chi suda il salario
chi ama l'amore e i sogni di gloria
chi ruba pensioni, chi ha scarsa memoria
Chi mangia una volta, chi tira al bersaglio
chi vuole l'aumento, chi gioca a Sanremo
chi porta gli occhiali, chi va sotto un treno
Chi ama la zia chi va a Porta Pia
chi trova scontato, chi come ha trovato
na na na na na na na na na
Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh,
ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, uh uh...
Chi sogna i milioni, chi gioca d'azzardo
chi gioca coi fili chi ha fatto l'indiano
chi fa il contadino, chi spazza i cortili
chi ruba, chi lotta, chi ha fatto la spia
na na na na na na na na na
Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh,
ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, uh uh...
Chi è assunto alla Zecca, chi ha fatto cilecca
chi ha crisi interiori, chi scava nei cuori
chi legge la mano, chi regna sovrano
chi suda, chi lotta, chi mangia una volta
chi gli manca la casa, chi vive da solo
chi prende assai poco, chi gioca col fuoco
chi vive in Calabria, chi vive d'amore
chi ha fatto la guerra, chi prende i sessanta
chi arriva agli ottanta, chi muore al lavoro
na na na na na na na na na
Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh,
ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh,
ma il cielo è sempre più blu
Chi è assicurato, chi è stato multato
chi possiede ed è avuto, chi va in farmacia
chi è morto di invidia o di gelosia
chi ha torto o ragione,chi è Napoleone
chi grida "al ladro!", chi ha l'antifurto
chi ha fatto un bel quadro, chi scrive sui muri
chi reagisce d'istinto, chi ha perso, chi ha vinto
chi mangia una volta,chi vuole l'aumento
chi cambia la barca felice e contento
chi come ha trovato,chi tutto sommato
chi sogna i milioni, chi gioca d'azzardo
chi parte per Beirut e ha in tasca un miliardo
chi è stato multato, chi odia i terroni
chi canta Prévert, chi copia Baglioni
chi fa il contadino, chi ha fatto la spia
chi è morto d'invidia o di gelosia
chi legge la mano, chi vende amuleti
chi scrive poesie, chi tira le reti
chi mangia patate, chi beve un bicchiere
chi solo ogni tanto, chi tutte le sere
na na na na na na na na na
Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh,
ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, uh uh...

L'espressione "fuga dei cervelli" (brain drain) indica l'emigrazione verso paesi stranieri di persone di talento o alta specializzazione professionale. Tale termine, riferito al cosiddetto "capitale umano", rievoca quello della "fuga dei capitali", ovvero il disinvestimento economico da ambienti non favorevoli all'impresa. Il fenomeno è preoccupante perché rischia di rallentare il progresso tecnologico ed economico dei Paesi dai quali avviene la fuga, fino ad arrivare allo stesso ricambio della classe docente.


Secondo i dati Ocse, nel 2000 il tasso di espatrio dei nostri laureati si collocava al 7%, due punti percentuali in più rispetto al tasso di espatrio generale medio. Percentuali, osserva, Beltrame, che “non sembrano presentare una situazione di brain drain molto drammatica”. La situazione, pur apparentemente nella norma (anche se stiamo parlando di dieci anni fa, e il fenomeno nell’ultimo decennio è verosimilmente peggiorato), mostra tutte le sue anomalie quando andiamo ad analizzare sia il tipo di emigrazione dall’Italia, sia il tipo di immigrazione verso l’Italia.

Lo stato Italiano dovrebbe investire di più nella ricerca per aumentare anche l'economia di questo paese.

giovedì 4 novembre 2010

Benedetta Parodi xD







Benedetta Parodi Colorado xD



Il Diario Di Anna Frank (The Diary of Anne Frank)


Il diario di Anna Frank





Autore: Annalies Marie Frank (detta Anna Frank)

Titolo originale: Het actherhuis: «il retrocasa»

Titolo: Il diario di Anna Frank



Così inizia il diario di Anna Frank il 12 giugno 1942. È il giorno del suo tredicesimo compleanno e il diario è un regalo, che lei chiama Kitty, perché non ha una vera amica e ha l’esigenza di confidare i suoi pensieri a qualcuno che l’ascolti. La famiglia, ebrea, è costretta ad emigrare dalla Germania fino in Olanda, ad Amsterdam, per sfuggire alle persecuzioni scatenate dalle leggi razziali di Hitler.

Dopo l’invasione tedesca dell’Olanda, Otto Frank, il padre, prende in seria considerazione l’opportunità di nascondersi. Il 6 luglio 1942 la famiglia Frank, composta da quattro persone, e la famiglia Van Daan, di tre persone, si chiudono nell’alloggio segreto, situato all’interno della casa dove Otto Frank aveva l’ufficio. Nei due anni seguenti nessuno di loro uscirà più all’aria aperta. All’alloggio segreto si può accedere attraverso un armadio girevole, insospettabile. Ai sette abitanti dell’alloggio, cioè Anna, Otto Frank, detto affettuosamente Pim, la mamma, la sorella Margot, tre anni più grande di Anna, il signor Van Daan, la signora Van Daan e il loro figlio Peter di quindici anni, si aggiungerà il dentista Dussel, ottavo ospite. Gli otto "segregati" sono aiutati da altre quattro persone non ebree, indispensabili in quanto sono loro che portano da mangiare, i libri e altro, sono loro che proteggono i fuggiaschi utilizzando l’ufficio di Otto Frank. Lungo il corso di questa clausura, che per Anna inizialmente è come una vacanza, litigheranno molto, tremeranno ai bombardamenti, trasaliranno a ogni minimo rumore, avranno momenti di speranza alternati a momenti di tristezza. Anna è molto intelligente, sembra già adulta, è costretta ad abbandonare la scuola, gli amici, il vivere "agiato", a sacrificare la sua gioventù fra gli stenti e la paura. Ma Anna possiede quell’ironia e quella semplicità che le permetteranno di sostenere i duri momenti che l’attendono con una serenità maggiore rispetto ai personaggi adulti. Ella attraverserà tre diverse fasi: la prima, dove è ancora immatura e spontanea, se la prende a ogni rimprovero, mostra addirittura odio nei confronti della mamma e insofferenza nei confronti della petulante signora Van Daan e dello scorbutico dentista con il quale condivide la stanza; la seconda, dove decide di mostrarsi amabile e arrendevole, richiudendosi su se stessa; la terza, dove matura, vive un vero e proprio idillio amoroso con Peter, incontra la fiducia e la voglia di vivere semplicemente guardando il cielo sereno.

Il 1° agosto 1944 è la data dell’ultima pagina del diario di Anna dove lei è combattuta fra le due sue metà: una esuberante, allegra, con la tendenza a prendere tutto alla leggera e l’altra più bella, più pura, più profonda, più sensibile, che lei ha mostrato solo a Kitty. Il diario di Anna si conclude qui, ma la sua vita e quella degli altri no. Vengono scoperti dalla Gestapo il 4 agosto e vengono deportati in vari campi di concentramento tra cui Auschwitz. Anna muore nel marzo ’45, di tifo, nel campo di concentramento di Bergen Belsen, circa tre settimane prima dell’arrivo delle truppe inglesi.



« "la gioventù in, in fondo è più solitaria della vecchiaia."»


Nonostante il temperamento di Anna sia incline alla speranza (lei infatti è convinta che torneranno l’ordine, la pace e la serenità), penso che, nel corso degli otto mesi che ha trascorso a Bergen Belsen, prima della morte, penosamente abbia ricordato i momenti vissuti nell’alloggio segreto, Peter, i compleanni, i libri, gli amici che fino all’ultimo hanno rischiato la vita per salvarli, che abbia vissuto innumerevoli volte quei due anni che le hanno permesso di scrivere il diario.

Questo è molto triste e io ho letto il libro tenendo sempre presente la sua tragica conclusione, che diffonde un velo di malinconia sui singoli momenti raccontati, anche quelli più sereni o addirittura felici, come il compleanno rallegrato dalla poesia scritta per lei dal papà o la tenera storia d’amore con Peter.
Visitate anche:

sabato 30 ottobre 2010






Titolo originale: Big Fish

Nazione: UsaAnno: 2003

Genere: Drammatico

Durata: 120'

Regia: Tim Burton


Cast: Ewan McGregor, Albert Finney, Billy Crudup, Jessica Lange, Alison Lohman, Helena Bonham Carter, Steve Buscemi, Danny DeVito, Stuart Townsend


Trama:Edward affascina tutti con incredibili storie sul proprio passato: imprese divertenti e surreali che comprendono giganti, streghe e, naturalmente, un grosso pesce che rifiuta di farsi catturare. I suoi racconti incantano chiunque, tranne il figlio Will. Ma quando Edward si ammala, Will tenta finalmente di separare il mito dalla realtà nella vita del padre.




Un intero prato fiorito di giunchiglie recise, un "mangiafuoco" iroso che ogni tanto si trasforma in un lupo, due danzatrici cinesi che si congiungono sinuose all'altezza dei fianchi, un villaggio gioioso e spettrale dove il tempo sembra non scorrere e dove le scarpe non servono, una strega minacciosa che può farti vedere com'è che te ne andrai nel suo occhio di vetro. Edward Bloom non mente, vive con grazia il mondo che la sua giovinezza (eterna) gli proietta; Edward Bloom non finge, non cede, non si ferma, non rinuncia a credere in una vita esagerata e incredibile e al piacere di narrarla. Big Fish racconta, per bocca di suo figlio, ormai grande e distante, la sua storia; la racconta «come lui l'ha raccontata a me; non sempre ha un senso e quasi mai è veritiera. 0uesta storia è una storia così...». Un pesce che nessuno riesce mai a catturare, che puoi afferrare tra le braccia solo se gli offri come esca un anello nuziale, che sembra dotato di una grazia particolare e che sempre scivola via nel suo elemento naturale, mentre sulle sue scaglie si riflettono i bagliori felici e le ombre cupe della fantasia. 0uesto è Edward Bloom, che neppure la sofferenza degli ultimi giorni di una malattia incurabile riesce a domare, che sa ancora immergersi nell'acqua della vasca da bagno stringendo tra le braccia sua moglie, solare e malinconica, l'amore della sua vita. Film d'acqua, di luce e di neri profondi, capace di passare dal pop squillante degli anni '50 e '60 alle suggestioni inquiete dell'american gothic, dalle creature multiformi del circo alle facce vissute e segnate della vita vera, dal mondo sommerso di Lynch a quello sovraesposto dei Coen, Big Fish è la quintessenza di Tim Burton. Forse è il suo capolavoro; forse è il più bel film dell'anno. Tutti gli esseri fantastici che Burton ha materializzato per noi nei film precedenti, il Pinguino infelice di Danny De Vito e la Catwoman stracciona di Michelle Pfeiffer, l'eccentrico disarmante Ed Wood e il malinconico ragazzo dalle mani di forbice, tutti, qui nella storia di Edward Bloom, trovano il luogo della mente dal quale sono scaturiti e un posto nel mondo al quale ritornare e, forse, avere pace. Non solo perché, come capisce il protagonista in una delle sue bizzarre avventure, «tutte le creature che crediamo malvagie o cattive sono semplicemente sole», ma soprattutto perché «che significa vero?». Vero è un mondo dove il mistero e la fantasia sanno consolarci, dove fare il rappresentante non significa morire ma continuare a viaggiare e fare incontri sensazionali, dove si possono conquistare una donna e molti amici buttandosi a corpo morto nel sogno, e riconquistare un figlio facendogli capire che anche lui è stato parte di quella fiaba. Tim Burton tesse e intreccia con stupefacente fluidità narrativa le storie parallele di Edward Bloom giovane e vecchio (Ewan McGreqor e Albert Finney, istrioni "gemelli", magnifici e vitali), di suo figlio (Billy Cufrup, in una parte sottotono e difficilissima), delle persone che ha incontrato e di come le ha immaginate, della sua vita vera e di come l'ha trasformata in un racconto da fare ai bambini la notte davanti al fuoco (o agli adulti, davanti al tavolo imbandito di una festa). Guidati dagli occhi disincantati e dal cuore incrinato del figlio (che rifiuta di essere come il padre e soprattutto di essere solo una postilla nella sua storia), andiamo e veniamo dai diversi piani temporali e immaginari senza mai perderci, immersi in un flusso di istantanea chiarezza. Pochi sanno raccontare così nel cinema di oggi; pochissimi sanno infonderci tanta gioia e tanta tristezza. E quando alla fine Albert Finney chiede al figlio di raccogliere la sua eredità e di raccontargli com'è che se ne va davvero, siamo noi che con le lacrime agli occhi coloriamo di vita la più bella uscita di scena che uomo possa desiderare: giù al fiume, tra le braccia di amici e affetti, scivolare via ancora una volta nel proprio elemento, con la grazia della libertà.

Simone Cristicchi


Simone Cristicchi, cantautore, nasce a Roma nel 1977. Comincia a suonare la chitarra a 17 anni e a 20 si avvicina alla canzone d'autore. Dopo due bocciature al Festival di Sanremo, nel 2005 ottiene il primo grande successo con il brano Vorrei cantare come Biagio, riferito a Biagio Antonacci, che è in realtà una denuncia della discografia italiana.Si ripresenta a Sanremo nel 2006, quando ottiene il secondo posto tra i "Giovani" con la canzone Che bella gente, e l'anno successivo con Ti regalerò una rosa, con la quale si aggiudica la vittoria tra i "Campioni".

"Mi hanno insegnato l'ordine, e la mia vita è il caos!"






Ti regalerò una rosa Una rosa rossa per dipingere ogni cosa Una rosa per ogni tua lacrima da consolare E una rosa per poterti amare Ti regalerò una rosa Una rosa bianca come fossi la mia sposa Una rosa bianca che ti serva per dimenticare Ogni piccolo dolore Mi chiamo Antonio e sono matto Sono nato nel ’54 e vivo qui da quando ero bambino Credevo di parlare col demonio Così mi hanno chiuso quarant’anni dentro a un manicomio Ti scrivo questa lettera perché non so parlare Perdona la calligrafia da prima elementare E mi stupisco se provo ancora un’emozione Ma la colpa è della mano che non smette di tremare Io sono come un pianoforte con un tasto rotto L’accordo dissonante di un’orchestra di ubriachi E giorno e notte si assomigliano Nella poca luce che trafigge i vetri opachi Me la faccio ancora sotto perché ho paura Per la società dei sani siamo sempre stati spazzatura Puzza di piscio e segatura Questa è malattia mentale e non esiste cura Ti regalerò una rosa Una rosa rossa per dipingere ogni cosa Una rosa per ogni tua lacrima da consolare E una rosa per poterti amare Ti regalerò una rosa Una rosa bianca come fossi la mia sposa Una rosa bianca che ti serva per dimenticare Ogni piccolo dolore I matti sono punti di domanda senza frase Migliaia di astronavi che non tornano alla base Sono dei pupazzi stesi ad asciugare al sole I matti sono apostoli di un Dio che non li vuole Mi fabbrico la neve col polistirolo La mia patologia è che son rimasto solo Ora prendete un telescopio… misurate le distanze E guardate tra me e voi… chi è più pericoloso? Dentro ai padiglioni ci amavamo di nascosto Ritagliando un angolo che fosse solo il nostro Ricordo i pochi istanti in cui ci sentivamo vivi Non come le cartelle cliniche stipate negli archivi Dei miei ricordi sarai l’ultimo a sfumare Eri come un angelo legato ad un termosifone Nonostante tutto io ti aspetto ancora E se chiudo gli occhi sento la tua mano che mi sfiora Ti regalerò una rosa Una rosa rossa per dipingere ogni cosa Una rosa per ogni tua lacrima da consolare E una rosa per poterti amare Ti regalerò una rosa Una rosa bianca come fossi la mia sposa Una rosa bianca che ti serva per dimenticare Ogni piccolo dolore Mi chiamo Antonio e sto sul tetto Cara Margherita sono vent’anni che ti aspetto I matti siamo noi quando nessuno ci capisce Quando pure il tuo migliore amico ti tradisce Ti lascio questa lettera, adesso devo andare Perdona la calligrafia da prima elementare E ti stupisci che io provi ancora un’emozione? Sorprenditi di nuovo perché Antonio sa volare.






Studentessa universitaria, triste e solitaria
Nella tua stanzetta umida,
ripassi bene la lezione di filosofia
E la mattina sei già china sulla scrivania
E la sera ti ritrovi a fissare il soffitto,
i soldi per pagare l'affitto te li manda papà
Ricordi la corriera che passava lenta,
sotto il sole arroventato di Sicilia
I fichi d'India che crescevano disordinati ai bordi delle strade
Lucertole impazzite, le poche case...
Ripensi a quel profumo dolce di paese e pane caldo,
i pomeriggi torridi, la piazza, la domenica,
e il mare sconfinato che si spalancava dal terrazzo,
della tua camera da letto
Ripensi alle salite in bicicletta
per raggiungere il cadavere di una capretta,
il tabernacolo della Madonna in cima alla montagna,
che emozione!
Tutte le candele accese di un paese in processione,
gocce di sudore sulla fronte
Odore di sapone di Marsiglia e di lenzuola fresche per l'estate,
gli occhi neri di una donna ferma sulle scale,
gli occhi di tua madre...
Studentessa universitaria, triste e solitaria
Nella tua stanzetta umida, ripassi bene la lezione di filosofia
E la mattina sei già china sulla scrivania
E la sera ti ritrovi a fissare il soffitto,
i soldi per pagare l'affitto te li manda papà...
Studentessa chiusa nella metropolitana,
devi scendere, la prossima è la tua fermata!
Sotto braccio libri, fotocopie, appunti sottolineati
ed un libretto dove collezioni i voti degli esami,
questa vita fatta di lezioni e professori assenti,
file chilometriche per fare i documenti,
prendere un bel trenta per sentirsi più felici,
ma soli e senza i tuoi amici...
Carmelo sta a Milano in facoltà di Economia,
Fabiana e Sara Lettere indirizzo Archeologia
Poi c'è Concetta, sta a Perugia e studia da Veterinaria,
Giurisprudenza invece la fa Ilaria e Marco spaccia
cocaina e un giorno lo metteranno dentro,
il tuo ragazzo studia Architettura e nel frattempo
passa i giorni dando il resto dalla cassa di un supermercato in centro...
Studentessa universitaria, triste e solitaria
Nella tua stanzetta umida, ripassi bene la lezione di filosofia
E la mattina sei già china sulla scrivania
E la sera ti ritrovi a fissare il soffitto,
i soldi per pagare l'affitto te li manda papà...
Studentessa universitaria, sfiori la tua pancia
Dentro c'è una bella novità,
che a primavera nascerà per farti compagnia,
la vita non è dentro un libro di Filosofia
e la sera ti ritrovi a pensare al futuro
e ti sembra più vicina la tua serenità.

martedì 26 ottobre 2010

La retorica e la persuasione




“Io lo so che parlo perché parlo, ma non persuaderò nessuno…”
È l’incipit di quest’ opera poco conosciuta, il cui autore è Carlo Michelstaedter, filosofo poeta e scrittore goriziano noto più per la sua triste vicenda biografica che per le sue opere: infatti la sua giovane vita s’interruppe, volontariamente, a soli 23 anni, nello stesso giorno in cui consegnò la sua tesi di laurea (l’opera in questione appunto) all’istituto di studi superiore di Firenze. L’opera è di difficile fruizione, un po’ per i temi trattati, un po’ per lo stile non comune di scrittura, ma per l’originalità e la premonizione di certi passi meriterebbe di essere conosciuta più profondamente, e di entrare a far parte dell’èlite delle opere filosofiche italiane del secolo scorso.
Finito di scrivere nel 1910, questo testo, che inizialmente doveva essere uno studio sui concetti di Persuasione e Retorica in Platone e Aristotele, assume una connotazione del tutto personale, in cui si possono ritrovare fondamentali temi dibattuti negli anni seguenti, dall’esistenzialismo al nichilismo a certe concezioni del linguaggio e della scienza, che avvicinano addirittura Michelstaedter a Martin Heidegger.
Filosofo di riferimento di questo giovane Goriziano è certamente Arthur Schopenhauer, ma non sono irrilevanti le influenze di scrittori quali Ibsen e Tolstoj, e soprattutto è forte la presenza del pessimismo Leopardiano del quale si sentono eco in particolare del “Dialogo di Tristano e un amico”. Inoltre sono evidenti i collegamenti col pensiero buddista, soprattutto laddove il motivo cardine da cui conseguono il dolore e l’angoscia umana è quell’eterno volere, bramare l’ulteriore, la costitutiva incapacità di accontentarsi di sé, che Budda nelle prediche di Benares riassume con il concetto di “SETE”.
Passando poi ad analizzare il libro, va notato che si struttura in 2 parti, rispettivamente concernenti la “persuasione” e la “rettorica”, concetti che nel pensiero e nella interpretazione michelstaedteriana rappresentano l’una la modalità di vita “vera”, pregna di significato e di valore, autentica, l’altra la falsità, la massificazione, il vivere moderno basato su un sapere inautentico (perché impersonale e non creativo) come quello della tecnica. Opera allo stesso tempo densamente mistica e fortemente critica verso la società, questa tesi, poi ristampata a cura degli amici più stretti di Carlo, è stata considerata da un grande maestro di critica come Asor Rosa “la più anomala ovvero la più eccezionale” della letteratura italiana, e sicuramente non a torto. La consiglio a tutti coloro che siano interessati all’approfondimento dei temi della crisi del primo Novecento, del post-niccianesimo, dello sviluppo del nichilismo in Italia.

Roberto Vecchioni



Roberto Vecchioni nasce a Milano il 25 giugno 1943 da genitori napoletani.
Nel 1968 si laurea in Lettere antiche all'Università Cattolica di Milano dove resterà per due anni come assistente di Storia delle religioni proseguendo poi per trent'anni la sua attività di insegnante di greco e latino nei licei classici. Ha raggiunto l'età pensionabile come docente universitario presso l'Università di Torino dove per tre anni ha insegnato "Forme di poesia in musica". La sua attività nel mondo musicale inizia molto presto, negli anni '60, quando comincia a scrivere canzoni per artisti affermati (Ornella Vanoni, Mina, Iva Zanicchi, Gigliola Cinquetti).


Roberto è anche impegnato sul fronte della divulgazione culturale della musica: nel 1999 è stato relatore in un ciclo di incontri culturali e musicali sulla canzone d'autore in diverse università francesi e in una sola stagione scolastica (1999-2000) ha promosso oltre 40 appunatmenti con le scuole superiori e le università italiane, incontrndo oltre 50.000 studenti sul tema "Musica e poesia", illustrando l'evoluzione storica della canzone d'autore e impegnandosi a diversi livelli per il riconoscimento pieno della canzone come forma poetica.


La musica di Roberto Vecchioni si ispira senz'altro all'amore raccontato in forma lirica e più spesso ironica: nelle sue canzoni si trovano tracce autobiografiche fatte di sentimenti persi o ritrovati, di occasioni non colte, di affetti vicini o dimenticati ma anche di impegno, motivazione e voglia di agire. Sono emozioni sempre autentiche che si fanno talvolta leggere perché inserite in una dimensione di sogno, di ricordo, quasi di favola.



Di queste canzoni ascoltate le parole decisamente toccanti.











E ti diranno parole rosse come il sangue, nere come la notte; ma non è vero, ragazzo, che la ragione sta sempre col più forte; io conosco poeti che spostano i fiumi con il pensiero, e naviganti infiniti che sanno parlare con il cielo. Chiudi gli occhi, ragazzo, e credi solo a quel che vedi dentro; stringi i pugni, ragazzo, non lasciargliela vinta neanche un momento; copri l'amore, ragazzo, ma non nasconderlo sotto il mantello; a volte passa qualcuno, a volte c'è qualcuno che deve vederlo. Sogna, ragazzo sogna quando sale il vento nelle vie del cuore, quando un uomo vive per le sue parole o non vive più; sogna, ragazzo sogna, non cambiare un verso della tua canzone, non fermarti tu... Lasciali dire che al mondo quelli come te perderanno sempre; perchè hai già vinto, lo giuro, e non ti possono fare più niente; passa ogni tanto la mano su un viso di donna, passaci le dita; nessun regno è più grande di questa piccola cosa che è la vita E la vita è così forte che attraversa i muri senza farsi vedere la vita è così vera che sembra impossibile doverla lasciare; la vita è così grande che quando sarai sul punto di morire, pianterai un ulivo, convinto ancora di vederlo fiorire Sogna, ragazzo sogna, quando lei si volta, quando lei non torna, quando il solo passo che fermava il cuore non lo senti più ; sogna, ragazzo, sogna, passeranno i giorni, passerrà l'amore, passeran le notti, finirà il dolore, sarai sempre tu ... Sogna, ragazzo sogna, piccolo ragazzo nella mia memoria, tante volte tanti dentro questa storia: non vi conto più; sogna, ragazzo, sogna, ti ho lasciato un foglio sulla scrivania, manca solo un verso a quella poesia, puoi finirla tu.

sabato 23 ottobre 2010

E' vergognoso!!

Mortacci tua =)!

Eugenio Montale



Nato a Genova nel 1896, trascorre l’infanzia tra la sua città natale e Monterosso, luoghi che gli offriranno una fonte di ispirazione per le sue opere. Sarà sempre un uomo schivo e distaccato e, nonostante il suo presentarsi non come letterato professionale ma come uomo comune che scrive solo per sé stesso, diverrà uno dei poeti più rappresentativi del ’900, tanto da ricevere, nel 1975, il premio Nobel per la letteratura. La spontaneità è, dunque, il carattere che della sua poesia l’autore vuole sottolineare, come risulta dall’ “Intervista Immaginaria” , pubblicata nel 1946 “Le mie poesie sono funghi nati spontaneamente in un bosco; sono stati raccolti, mangiati”. Una spontaneità che comunque non prescinde da una solida formazione culturale, seppure non condotta attraverso il canonico percorso universitario, ma frutto di un autonomo e solitario studio portato avanti fino ai trent’anni nella villa dei suoi genitori a Monterosso, successivamente proseguito a Firenze, dove verrà a contatto con l’Umanesimo, e infine a Milano, dove inizierà l’esperienza giornalistica.Le tappe fondamentali della sua poesia sono segnate dalle tre raccolte poetiche “Ossi di Seppia”, dato alle stampe nel 1925, “Le Occasioni” pubblicate nel 1939, “La bufera e altro” del 1956. Ma, accanto a queste splendide opere, preziose testimonianze della sua arte ci sono giunte anche attraverso gli elzeviri del Corriere della sera.
Questo sito fornisce un utile percorso a chiunque voglia approfondire la conoscenza del grande poeta genovese, studiarne le opere, conoscerne la poetica ed avere un assaggio, anche attraverso le interviste rilasciate dal poeta stesso, di quella che poteva essere la sua concezione dell’uomo e del suo ruolo nella storia.


La Storia

La storia non si snoda
come una catena
di anelli ininterrotta.
In ogni caso
molti anelli non tengono.
La storia non contiene
il prima e il dopo,
nulla che in lei borbotti
a lento fuoco.
La storia non è prodotta
da chi la pensa e neppure
da chi l'ignora. La storia
non si fa strada, si ostina,
detesta il poco a paco, non procede
né recede, si sposta di binario
e la sua direzione
non è nell'orario.
La storia non giustifica
e non deplora,
la storia non è intrinseca
perché è fuori.
La storia non somministra carezze o colpi di frusta.
La storia non è magistra
di niente che ci riguardi. Accorgersene non serve
a farla più vera e più giusta.

La storia non è poi
la devastante ruspa che si dice.
Lascia sottopassaggi, cripte, buche
e nascondigli. C'è chi sopravvive.
La storia è anche benevola: distrugge
quanto più può: se esagerasse, certo
sarebbe meglio, ma la storia è a corto
di notizie, non compie tutte le sue vendette.

La storia gratta il fondo
come una rete a strascico
con qualche strappo e più di un pesce sfugge.
Qualche volta s'incontra l'ectoplasma
d'uno scampato e non sembra particolarmente felice.
Ignora di essere fuori, nessuno glie n'ha parlato.
Gli altri, nel sacco, si credono
più liberi di lui.



Non recidere, forbice, quel volto

Non recidere, forbice, quel volto,
solo nella memoria che si sfolla,
non far del grande suo viso in ascolto
la mia nebbia di sempre.

Un freddo cala... Duro il colpo svetta.
E l'acacia ferita da sé scrolla
il guscio di cicala
nella prima belletta di Novembre.

giovedì 21 ottobre 2010

Caparezza

« Egli fu Mikimix, cantante insignificante, dal cui autodisgusto nacque il se stesso odierno. »

Figlio di una maestra e di un operaio che suonava in un gruppo musicale, Michele cominciò a suonare da bambino. Studiò ragioneria, anche se avrebbe voluto fare il fumettista. Dopo il diploma decise di darsi alla pubblicità e vinse una borsa di studio per l'Accademia di Milano, ma ben presto abbandonò il mondo pubblicitario per dedicarsi a tempo pieno alla musica.

Musicisti

Rino Corrieri: batteria
Gaetano Camporeale: tastiere
Giovanni Astorino: basso
Alfredo Ferrero: chitarre
Diego Perrone: voce, cori








mercoledì 20 ottobre 2010

giovedì 14 ottobre 2010

Celin Dion


Celine nasce nel 1968 a Carlemagne, Quebec. Ultima di 14 figli, canta sin da quando è piccina. Al compimento dei dodici anni con l’aiuto di madre e fratello incide alcune canzoni e le invia a un manager il cui nome è scritto sul retro di copertina di un album di Ginette Reno. L’uomo si chiama René Angelil (quando si dice il destino). Poiché alla famiglia Dion non arrivano risposte, il fratello di Celine telefona ad Angelil e gli dice: “Sono certo che tu non abbia ascoltato le canzoni che ti abbiamo mandato. In caso contrario ci avresti chiamato subito”. Incuriosito, l’uomo ascolta il nastro e resta folgorato: convoca la piccola Celine nel suo studio e dopo averla sentita dal vivo si mette a piangere. Per pubblicare i suoi primi due album il generoso (e fiducioso) manager ipoteca la sua casa. Nel 1983, a 15 anni, Celine è la prima canadese a ricevere il disco d’oro in Francia. Nel 1986 la giovane cantante vede Michael Jackson in tivù. Chiama Angelil e gli dice: “Voglio diventare come lui”. L’uomo la obbliga a rifarsi il look (a partire dai denti): un anno e mezzo dopo, Celine è (esteriormente) un’altra persona. I risultati non mancano. Nel 1990 UNISON viene pubblicato negli Usa; il successo vero arriva grazie al tema del cartone animato “La Bella e la Bestia”, in cui Celine duetta con Peabo Bryson. E’ del 1992 il secondo album in inglese, CELINE DION, che ha un discreto successo ed entra in classifica. Nel frattempo, Angelil e Celine si sono fidanzati nonostante una differenza di età di 26 anni: si sposano nel 1994 a Montreal, e il loro matrimonio resiste ancora oggi.
Tra il ’92 e il ’96 la Dion pubblica sei album, tra cui FALLING INTO YOU. E’ del 1997 il successo planetario di “My heart will go on”, tema del film “Titanic”, che viene incisa sull’album LET’S TALK ABOUT LOVE, inciso in duetto con star del calibro di Luciano Pavarotti, Barbra Streisand, i Bee Gees.
Il continuo successo dei suoi album e delle sue esibizioni dal vivo è tale che quando Celine, nel 1999, annuncia di volersi prendere una pausa i suoi fan si disperano. Del resto René Angelil è malato di cancro alla gola e la Dion sente che deve stargli vicino. Le condizioni di salute dell’uomo migliorano e la coppia decide, nel frattempo, di provare a fare un figlio – che nasce, finalmente, nel 2001. Nel 2001 esce A NEW DAY HAS COME, all’inizio del 2003 è il turno di ONE HEART. Parallelamente Celine comincia uno spettacolo dal vivo a Las Vegas, in un teatro da 4000 posti fatto costruire da lei per l’occasione. Lo show, nei piani della cantante, dovrebbe essere replicato per 600 date nell’arco di 3 anni.

DISCOGRAFIA ESSENZIALE
UNISON 1990 Epic
CELINE DION 1992 Epic
THE COLOUR OF MY LOVE 1993 Epic
FALLING INTO YOU 1996 Epic
LET’S TALK ABOUT LOVE 1997 Sony
THESE ARE SPECIAL TIMES 2000 Sony
A NEW DAY HAS COME 2002 Epic
ONE HEART 2003 Sony
1 FILLE & 4 TYPES 2003 Epic
MIRACLE 2004 Columbia
ON NE CHANGE PAS 2005 Sony
TAKING CHANCES 2007 Columbia





La Globalizzazione



Ebbene sì, è la globalizzazione che va a favore dei paesi più ricchi e ovviamente a discapito delle popolazioni più povere accentuando il divario fra ricchi e poveri. Tutto questo provova anche un aumento della disoccupazione perchè le fabbriche europee, o nel nostro caso italiane, si trasferiscono in paesi in via di sviluppo e gli operai perdono il posto. Questo è il mondo??


Emilio Fede xD









Pazzo proprio xDD

martedì 12 ottobre 2010

Inception


Dom Cobb (Leonardo Di Caprio) è un abilissimo ladro, il migliore al mondo quando di tratta della pericolosa arte dell'estrazione: ovvero il furto di preziosi segreti dal profondo del subconscio mentre si sogna, quando la mente è al massimo della sua vulnerabilità. Le abilità di Cobb ne hanno fatto un giocatore di primo piano nel pericoloso mondo dello spionaggio industriale, ma lo hanno reso un fuggitivo ricercato in tutto il mondo, costretto a lasciarsi alle spalle tutto ciò che ha sempre amato. Ma ora Cobb ha una chance di redenzione: un ultimo lavoro potrebbe restituirgli la sua vita, ma solo se riuscirà a rendere possibile l'impossibile.


USCITA CINEMA: 24/09/2010


SCENEGGIATURA: Christopher Nolan

Pandorum



Due astronauti si risvegliano a bordo di un'astronave che sembra abbandonata. Il buio è totale, si sentono disorientati, l'unico suono è quello di un rumore sordo che sembra provenire dal centro dell'astronave. Non ricordano assolutamente niente, né chi sono né quale possa essere la loro missione... Guidato per mezzo di una radiotrasmittente dal Tenente Payton (Quaid), Bower si avventura all'interno dell'astronave e pian piano inizia a scoprire una realtà terrificante: qualcosa a bordo dell'astronave ha iniziato una caccia e loro sono la preda. Questa entità sconosciuta farà qualsiasi cosa pur di assicurarsi che nessuno di loro sopravviva. Nel frattempo, Bower scopre la presenza di altri due astronauti a bordo, anche loro intrappolati nel loro stesso incubo: Sono Manh (Le) e Nadia (Traue). Assieme, i quattro astronauti lotteranno per sopravvivere e per sfuggire alle oscure forze intenzionate a distruggerli. Lentamente e inesorabilmente, gli sconvolgenti e letali segreti dell'astronave verranno rivelati uno ad uno...e, finalmente, gli astronauti scopriranno che la loro sopravvivenza è molto più importante di quanto avrebbero mai potuto immaginare.


USCITA CINEMA: 06/08/2010


SCENEGGIATURA: Travis Milloy

mercoledì 6 ottobre 2010

Fabri Fibra



« Io sfogo il mio malessere e chi si ritrova nel mio malessere ascolta la mia musica. Se non capisci il mio malessere ascolta altro. Non chiedo a nessuno di ascoltare la mia musica. In realtà siete soltanto curiosi di sapere dove andrò a finire. »
(Fabri Fibra)


In Italia: esperienza come conduttore
« Io da piccolo pensavo che nel 2010, in Italia, avremmo tutti fatto parte di un unico paese, di un'Italia nuova, piena di opportunità per i ragazzi, per gli stranieri, per chi come me ha sempre aspettato il suo momento. Non immaginavo che saremmo arrivati così, tutto il contrario di quello che mi aspettavo. Com'è vivere... in Italia oggi? Fantastico, se la sai capire. Molte cose io non le capisco. È questo lo scopo del viaggio che sto per fare. »


Discografia

2002 - Turbe giovanili Con 3.000 copie vendute
2004 - Mr. Simpatia Con più di 30.000 copie vendute
2005 - Mr. Simpatia (Live)
2005 - Mr. Simpatia (Gold Edition)
2006 - Tradimento Con 130.000 copie vendute
2006 - Tradimento + Pensieri scomodi
2007 - Bugiardo Con 80.000 copie vendute
2008 - Bugiardo²: New Edition
2009 - Chi vuole essere Fabri Fibra? Con 35.000 copie vendute
2010 - Quorum (web-album)
2010 - Controcultura

Evanescence


Gli Evanescence sono un gruppo alternative metal statunitense, formatosi a Little Rock nel 1995. La band prende il nome dalla parola "evanescenza", ossia lo stato o l'atto di svanire.

La loro musica è incentrata sull'alternative metal, sul gothic rock (soprattutto agli esordi) e sul nu metal con influenze symphonic. Hanno venduto più di 20 milioni di dischi sin dal 2003, con il celebre album Fallen e il fortunato seguito The Open Door
Discografia
  1. Origin
  2. Fallen
  3. The Open Door
  4. TBA









martedì 5 ottobre 2010

Questo buffo ragazzo cicciottello se la fa sotto sulle montagne russe XD e la mamma affianco ke se la ride...

In questo video mostro illusioni ottiche

Apparenza inganna 2

Cio che sembra in realtà non è!

Benvenuti al sud







Alberto (Claudio Bisio), responsabile dell'ufficio postale di una cittadina della Brianza, sotto pressione della moglie Silvia (Angela Finocchiaro), è disposto a tutto pur di ottenere il trasferimento a Milano. Anche fingersi invalido per salire in graduatoria. Ma il trucchetto non funziona e per punizione viene trasferito in un paesino della Campania, il che per un abitante del nord equivale a un vero e proprio incubo. Rivestito di pregiudizi, Alberto parte da solo alla volta di quella che ritiene la terra della camorra, dei rifiuti per le strade e dei "terroni" scansafatiche. Con sua immensa sorpresa, Alberto scoprirà invece un luogo affascinante, dei colleghi affettuosi, una popolazione ospitale e un nuovo e grande amico, il postino Mattia (Alessandro Siani).

USCITA CINEMA: 01/10/2010
REGIA: Luca Miniero
SCENEGGIATURA: Massimo Gaudioso
ATTORI: Claudio Bisio, Alessandro Siani, Angela Finocchiaro, Valentina Lodovini, Nando Paone, Giacomo Rizzo, Teco Celio, Fulvio Falzarano, Nunzia Schiano, Alessandro Vighi, Francesco Albanese, Salvatore Misticone, Riccardo Zinna, Naike Rivelli

venerdì 24 settembre 2010

Bob Dylan

Bob Dylan, al secolo Robert Zimmermann, nasce il 24 maggio del 1941 a Duluth, Minnesota (USA). A sei anni si trasferisce a Hibbing, al confine con il Canada, dove inizia a studiare pianoforte e a fare pratica su una chitarra acquistata per corrispondenza. Già a dieci anni scappa di casa, dalla sua cittadina mineraria di confine col Canada per andare a Chicago.

A 15 anni suona in un complessino, i Golden Chords, e nel 1957 al liceo conosce Echo Hellstrom, la Girl From The North Country di qualche anno dopo. Con Echo, Bob divide i primi amori per la musica: Hank Williams, Bill Haley e la sua Rock Around The Clock, un poco di hillbilly e country & western. Frequenta l'università a Minneapolis, nel 1959, e contemporaneamente inizia a suonare nei locali di Dinkytown, il sobborgo intellettuale della città, frequentato da studenti, beat, militanti della New Left e appassionati di folk. Al Ten O'Clock Scholar, un locale poco distante dall'università, si esibisce per la prima volta come Bob Dylan, eseguendo "traditionals", brani di Pete Seeger e pezzi resi popolari da Belafonte o dal Kingston Trio. A questo proposito, bisogna sfatare la leggenda che vuole il nome "Dylan" mutuato dal celebre poeta gallese Dylan Thomas. In realtà, nella sua stessa biografia ufficiale, il cantante ha dichiarato che, pur ammirando l'illustre poeta, il suo nome d'arte non ha nulla a che vedere con esso. Nello stesso tempo, però, Dylan non ha mai chiarito da dove avrebbe tratto questo nome e perché. Ad ogni modo, Bob Dylan è diventato il suo nome anche legalmente a partire dall'agosto del 1962.

Preso dalla musica, gira per l'america solo e senza un soldo. E' di fatto un menestrello ambulante, in questo emulo di un suo grande idolo e modello, Woody Guthrie. Nel 1959 trova il suo primo impiego fisso in un locale di strip-tease. Qui è costretto ad esibirsi fra uno spettacolo e l'altro per intrattenere il pubblico, che però non mostra di apprezzare un gran che la sua arte. Anzi, spesso lo fischia e lo prende a male parole. I suoi testi, d'altronde, non possono certo cogliere gli stati d'animo di rozzi cowboy o duri camionisti. Nell'autunno del '60 si realizza un suo sogno. Woody Guthrie si ammala e Bob decide che questa può essere l'occasione propizia per conoscere finalmente il suo mito. Molto coraggiosamente, si fa annunciare nell'ospedale del New Jersey dove trova un Guthrie malato, poverissimo e abbandonato. Si conoscono, si piacciono e ha così inizio un'intensa e vera amicizia. Sulla spinta degli incoraggiamenti del maestro, inizia a girare i locali del Greenwich Village.

Il suo stile, tuttavia, si distingue nettamente dal maestro. E' meno "puro", decisamente più contaminato con le nuove sonorità che cominciavano ad affacciarsi nel panorama musicale americano. Inevitabili, seguono le critiche da parte dei più accaniti sostenitori del folk tradizionale, che lo accusano appunto di contaminare il folk con il ritmo del rock'n'roll. La parte più aperta e meni tradizionalista del pubblico, invece, saluta in lui l'inventore di un nuovo genere, il cosiddetto "folk-rock". Una parte non indifferente di questo nuovo stile è rappresentato d'altronde da strumentazioni tipiche del ruspante rock, come ad esempio la chitarra e l'armonica amplificate.

In particolare, poi, i suoi testi colpiscono in profondità i cuori dei giovani ascoltatori perché si sintonizzano sulle tematiche care alla generazione che si preparava a fare il '68. Poco amore, poco romanticismo consolatorio ma molta mestizia, amarezza e attenzione ai problemi sociali più scottanti. Viene ingaggiato per aprire un concerto del bluesman John Lee Hooker al Gerde's Folk City e la sua performance viene entusiasticamente recensita sulle pagine del New York Times.

In breve cresce l'attenzione nei suoi confronti (partecipa ad alcuni festival folk assieme ai grandi del genere come Cisco Houston, Ramblin' Jack Elliott, Dave Van Ronk, Tom Paxton, Pete Seeger e altri) ottenendo anche un provino con il boss della Columbia John Hammond che si tramuta subito in un contratto discografico.
Registrato alla fine del 1961 e pubblicato il 19 marzo 1962, l'album d'esordio Bob Dylan è una raccolta di brani tradizionali (tra cui la celebre House Of The Rising Sun, ripresa in seguito dal gruppo The Animals e In My Time Of Dyin, bersaglio di una rivisitazione anche da parte dei Led Zeppelin nell'album del 1975 Physical Graffiti) per voce, chitarra e armonica. Due sole le canzoni originali scritte da Dylan: Talkin' New York e l'omaggio al maestro Guthrie Song To Woody.
A partire dal 1962 comincia a scrivere una gran quantità di brani di protesta, canzoni destinate a lasciare il segno nella comunità folk e a diventare dei veri e propri inni dei militanti per i diritti civili: ne fanno parte Masters Of War, Don't Think Twice It's All Right, A Hard Rain's A-Gonna Fall e, soprattutto, Blowin' In The Wind.

Dopo più di trent'anni, diventato ormai un mito, un'icona popolare senza eguali (si parla addirittura di una sua candidatura al Premio Nobel per la letteratura), nel 1992 la sua casa discografica, la Columbia, decide di organizzare un concerto in suo onore al Madison Square Garden di New York City: l'evento è trasmesso in mondovisione e diventa sia un video che un doppio CD intitolato Bob Dylan - The 30th Anniversary Concert Celebration (1993). Sul palco, tutti nomi leggendari del rock americano e non; da Lou Reed a Stevie Wonder da Eric Clapton a George Harrison ad altri ancora.

Nel giugno 1997 è improvvisamente ricoverato in ospedale per una rara infezione cardiaca. Dopo le apprensioni iniziali (dovute anche allo stillicidio di notizie attendibili riguardanti le sue reali condizioni di salute), nel giro di poche settimane vengono annunciati per settembre la ripresa dell'attività concertistica e, finalmente, la pubblicazione (più volte rimandata) di un nuovo album di canzoni originali in studio. Poco dopo, quasi completamente riabilitato, prende parte ad uno storico concerto per Giovanni Paolo II in cui si esibisce di fronte al pontefice. Nessuno avrebbe mai detto di poter vedere una scena simile. Il menestrello però, alla fine della sua esibizione, si toglie la chitarra, si dirige verso il pontefice, e togliendosi il cappello, gli prende le mani ed effettua un breve inchino. Un gesto davvero inatteso da parte di chi, per dirla con le parole di Allen Ginsberg (riportate da Fernanda Pivano, la grande americanista amica dei Beats): "[Dylan]...rappresenta la nuova generazione, quello è il nuovo poeta; [Ginsberg] mi chiedeva se mi rendevo conto di quale mezzo formidabile di diffusione disponesse adesso il messaggio grazie a Dylan. Ora, mi diceva, attraverso quei dischi non censurabili, attraverso i jukeboxes e la radio, milioni di persone avrebbero ascoltato la protesta che l'establishment aveva soffocato fino allora col pretesto della "moralità" e della censura".
Alcuni dischi di Bob Dylan:

Dylan (2007)
Modern Times (2006)
No direction Home (2005)
Masked and Anonymous (2003)
Love and Theft (2001)
The Essential Bob Dylan (2000)
Love Sick II (1998)
Love Sick I (1998)
Time Out Of Mind (1997)
Under The Red Sky (1990)
Knocked Out Loaded (1986)
Infidels (1983)
At Budokan (1978)
The Basement Tapes (1975)
Pat Garrett & Billy The Kid (1973)
Blonde On Blonde (1966)
Highway 61 Revisited (1965)
Bringing It All Back Home (1965)
Another Side Of Bob Dylan (1964)
The Times They Are A-Changin' (1964)
The Freewheelin' Bob Dylan (1963)
Bob Dylan (1962)

Una dura pioggia cadrà

Dove sei stato, figlio mio dagli occhi azzurri ?
Dove sei stato, ragazzo mio caro ?
Sono inciampato sul fianco di 12 nebbiose montagne,
ho percorso e ho strisciato per sei tortuose autostrade ,
ho camminato nel mezzo di 7 tristi foreste,
son stato di fronte ad una dozzina di oceani morti,
son stato per diecimila miglia nella bocca di un cimitero,
e una dura, e una dura, e una dura, e una dura
e una dura pioggia cadrà.

Oh cosa hai veduto, figlio mio dagli occhi azzurri ?
Cosa hai veduto ragazzo mio caro ?
Ho visto un bimbo appena nato con lupi selvaggi tutti intorno
Ho visto un'autostrada di diamanti e nessuno che la percorreva,
ho visto un ramo nero e sangue ne scorreva,
ho visto una stanza piena di uomini con martelli insanguinati,
ho visto una scala bianca tutta ricoperta d'acqua,
ho visto diecimila persone parlare con lingue spezzate,
ho visto armi e spade affilate nelle mani di bambini,
e una dura, e una dura, e una dura, e una dura
e una dura pioggia cadrà.

E cosa hai sentito, figlio mio dagli occhi azzurri ?
Cosa hai sentito, ragazzo mio caro ?
Ho sentito il rombo di un tuono, che ruggiva come un avvertimento,
ho sentito il fragore di un'onda tale da sommergere il mondo intero,
ho sentito cento suonatori di tamburo con le mani in fiamme,
ho sentito diecimila sussurrare e nessuno ascoltare,
ho sentito un uomo morire di fame, ho sentito molte persone ridere,
ho sentito la canzone di un poeta morente su un marciapiede,
ho sentito il suono di un clown che piangeva nel cortile,
e una dura, e una dura, e una dura, e una dura
e una dura pioggia cadrà.

Oh, chi hai incontrato, figlio mio dagli occhi azzurri ?
Chi hai incontrato, ragazzo mio caro ?
Ho incontrato un bambino accanto ad un pony morto,
ho incontrato un uomo bianco che camminava con un cane nero,
ho incontrato una giovane donna con il corpo in fiamme,
ho incontrato una giovane ragazza che mi ha donato un arcobaleno,
ho incontrato un uomo ferito dall' amore,
ho incontrato un altro uomo ferito dall' odio,
e una dura, e una dura, e una dura, e una dura
e una dura pioggia cadrà.

Oh, e cosa farai ora, figlio mio dagli occhi azzurri ?
Cosa farai ora, ragazzo mio caro ?
Andrò via prima che la pioggia incominci a cadere,
camminerò nel profondo della più profonda e nera foresta,
dove la gente è tanta è le loro mani sono completamente vuote,
dove i proiettili avvelenati contaminano le loro acque,
dove la casa nella valle incontra la umida e sudicia prigione,
dove il volto del boia è sempre ben celato,
dove brutta è la fame e dimenticate son le anime,
dove nero è il colore e zero il numero,
e lo dirò, lo penserò, lo pronuncerò, lo respirerò,
e lo rifletterò su una montagna così che tutte le anime possano vederlo,
poi starò sull'oceano fino a quando incomincerò ad affondare,
ma saprò bene la mia canzone prima di incominciare a cantare,
e una dura, e una dura, e una dura, e una dura
e una dura pioggia cadrà.

Non ci sono

[Va tutto] bene, e lei è sempre qui in giro nel mio quartiere
piange notte e giorno, lo so perché [è successo lì? lui era lì?]
è una pietra miliare ma lei è sfortunata
e [disperata tutti i giorni?], ma [a far difficile la cosa?] io c’ero.

Credo che lei vorrebbe dirgli basta se cominciasse a pensarci su
credo che vorrebbe ripensare a questo lato della cosa e [decidere di?] pensarci su,
e io rispetto Dio e dove me la vedo venire incontro
ma il mio posto non è qui.

No, il mio posto non è vicino a lei, non è vicino a [nessuno?]
è lei l’angelo [abbandonato? senza prezzo?] che mi è stato dato [in premio?], ma non mi sente se piango
è una mistica dal cuore triste e [sa? non sa?] come tirare avanti
finché ci sono io va tutto bene ma [quando?] non è così quando me ne vado.

Lo sa il cielo che la risposta – lei non è tipo da chiamare nessuno
è lei la via, una bellezza dalle vele spiegate perché è mia, per la sola...
e io ho perso [il mutamento greve? l’esitazione?] per come va la tentazione
ma lei non mi può chiamare con un grido, ma io non ci sono, me ne sono andato.

Mi viene da piangere stasera, come mi veniva da piangere anche ieri
e io [affitterò la casa? i suoi occhi? le altezze?] ma sogno di prendere
la porta
addio Gesù, salvezza, fede cieca [da annunciare? dov'è da dire?]
non c'è conferma, il mio addio è lei.

Sono andato fin là dove abitava, il mio destino era di amare proprio lei
ma lei sa che il regno [dei cieli] [attende? pesa?] alto sopra di lei
e corro ma corro ma non troppo forte da non poter [cadere?]
ma [non sento la sua presenza? non la inganno?], non ci sono me ne sono andato.

È tutta una gran confusione mentre io sono qui che piango per il suo [velo?]
e non ho bisogno di nessuno al mio fianco che me lo dica
ed è tutta [informazione? affermazione?] che ricevo, ma non lo è
lei è una bella dal cuore triste ma non occupa il posto
e se n’è andata.

Sì, se n’è andata come l’arcobaleno che ieri splendeva
ma adesso è a casa con me e vorrei sentirle dire che rimarrà
è una bella in cerca di una casa dove stare e non c’è da fidarsi di nessuno
e vorrei esserle vicino ma non ci sono, me ne sono andato.

Sì, è troppo difficile da dire e io ancora non (ci) credo
è una brutta faccenda perché [lei usa? è spiritosa?] ed è troppo, troppo difficile lasciarla
è una cosa inaudita, è un delitto come che mi ha fatto fare quello che voleva lei
ma le è stato detto, per potermi odiare, ma c’è un [pagliaccio nato patetico? abbandonato?].

Sì, credo che sia giusto, oh, nell’animo lo credo
mi hanno detto, come ho detto io, quando prima [portavo? porto?] io il peso del delitto
quando lei è tutto quello che le hai detto, come ho detto, tira dritto
vorrei essere lì ad aiutarla ma non ci sono, me ne sono andato.