sabato 30 ottobre 2010






Titolo originale: Big Fish

Nazione: UsaAnno: 2003

Genere: Drammatico

Durata: 120'

Regia: Tim Burton


Cast: Ewan McGregor, Albert Finney, Billy Crudup, Jessica Lange, Alison Lohman, Helena Bonham Carter, Steve Buscemi, Danny DeVito, Stuart Townsend


Trama:Edward affascina tutti con incredibili storie sul proprio passato: imprese divertenti e surreali che comprendono giganti, streghe e, naturalmente, un grosso pesce che rifiuta di farsi catturare. I suoi racconti incantano chiunque, tranne il figlio Will. Ma quando Edward si ammala, Will tenta finalmente di separare il mito dalla realtà nella vita del padre.




Un intero prato fiorito di giunchiglie recise, un "mangiafuoco" iroso che ogni tanto si trasforma in un lupo, due danzatrici cinesi che si congiungono sinuose all'altezza dei fianchi, un villaggio gioioso e spettrale dove il tempo sembra non scorrere e dove le scarpe non servono, una strega minacciosa che può farti vedere com'è che te ne andrai nel suo occhio di vetro. Edward Bloom non mente, vive con grazia il mondo che la sua giovinezza (eterna) gli proietta; Edward Bloom non finge, non cede, non si ferma, non rinuncia a credere in una vita esagerata e incredibile e al piacere di narrarla. Big Fish racconta, per bocca di suo figlio, ormai grande e distante, la sua storia; la racconta «come lui l'ha raccontata a me; non sempre ha un senso e quasi mai è veritiera. 0uesta storia è una storia così...». Un pesce che nessuno riesce mai a catturare, che puoi afferrare tra le braccia solo se gli offri come esca un anello nuziale, che sembra dotato di una grazia particolare e che sempre scivola via nel suo elemento naturale, mentre sulle sue scaglie si riflettono i bagliori felici e le ombre cupe della fantasia. 0uesto è Edward Bloom, che neppure la sofferenza degli ultimi giorni di una malattia incurabile riesce a domare, che sa ancora immergersi nell'acqua della vasca da bagno stringendo tra le braccia sua moglie, solare e malinconica, l'amore della sua vita. Film d'acqua, di luce e di neri profondi, capace di passare dal pop squillante degli anni '50 e '60 alle suggestioni inquiete dell'american gothic, dalle creature multiformi del circo alle facce vissute e segnate della vita vera, dal mondo sommerso di Lynch a quello sovraesposto dei Coen, Big Fish è la quintessenza di Tim Burton. Forse è il suo capolavoro; forse è il più bel film dell'anno. Tutti gli esseri fantastici che Burton ha materializzato per noi nei film precedenti, il Pinguino infelice di Danny De Vito e la Catwoman stracciona di Michelle Pfeiffer, l'eccentrico disarmante Ed Wood e il malinconico ragazzo dalle mani di forbice, tutti, qui nella storia di Edward Bloom, trovano il luogo della mente dal quale sono scaturiti e un posto nel mondo al quale ritornare e, forse, avere pace. Non solo perché, come capisce il protagonista in una delle sue bizzarre avventure, «tutte le creature che crediamo malvagie o cattive sono semplicemente sole», ma soprattutto perché «che significa vero?». Vero è un mondo dove il mistero e la fantasia sanno consolarci, dove fare il rappresentante non significa morire ma continuare a viaggiare e fare incontri sensazionali, dove si possono conquistare una donna e molti amici buttandosi a corpo morto nel sogno, e riconquistare un figlio facendogli capire che anche lui è stato parte di quella fiaba. Tim Burton tesse e intreccia con stupefacente fluidità narrativa le storie parallele di Edward Bloom giovane e vecchio (Ewan McGreqor e Albert Finney, istrioni "gemelli", magnifici e vitali), di suo figlio (Billy Cufrup, in una parte sottotono e difficilissima), delle persone che ha incontrato e di come le ha immaginate, della sua vita vera e di come l'ha trasformata in un racconto da fare ai bambini la notte davanti al fuoco (o agli adulti, davanti al tavolo imbandito di una festa). Guidati dagli occhi disincantati e dal cuore incrinato del figlio (che rifiuta di essere come il padre e soprattutto di essere solo una postilla nella sua storia), andiamo e veniamo dai diversi piani temporali e immaginari senza mai perderci, immersi in un flusso di istantanea chiarezza. Pochi sanno raccontare così nel cinema di oggi; pochissimi sanno infonderci tanta gioia e tanta tristezza. E quando alla fine Albert Finney chiede al figlio di raccogliere la sua eredità e di raccontargli com'è che se ne va davvero, siamo noi che con le lacrime agli occhi coloriamo di vita la più bella uscita di scena che uomo possa desiderare: giù al fiume, tra le braccia di amici e affetti, scivolare via ancora una volta nel proprio elemento, con la grazia della libertà.

Simone Cristicchi


Simone Cristicchi, cantautore, nasce a Roma nel 1977. Comincia a suonare la chitarra a 17 anni e a 20 si avvicina alla canzone d'autore. Dopo due bocciature al Festival di Sanremo, nel 2005 ottiene il primo grande successo con il brano Vorrei cantare come Biagio, riferito a Biagio Antonacci, che è in realtà una denuncia della discografia italiana.Si ripresenta a Sanremo nel 2006, quando ottiene il secondo posto tra i "Giovani" con la canzone Che bella gente, e l'anno successivo con Ti regalerò una rosa, con la quale si aggiudica la vittoria tra i "Campioni".

"Mi hanno insegnato l'ordine, e la mia vita è il caos!"






Ti regalerò una rosa Una rosa rossa per dipingere ogni cosa Una rosa per ogni tua lacrima da consolare E una rosa per poterti amare Ti regalerò una rosa Una rosa bianca come fossi la mia sposa Una rosa bianca che ti serva per dimenticare Ogni piccolo dolore Mi chiamo Antonio e sono matto Sono nato nel ’54 e vivo qui da quando ero bambino Credevo di parlare col demonio Così mi hanno chiuso quarant’anni dentro a un manicomio Ti scrivo questa lettera perché non so parlare Perdona la calligrafia da prima elementare E mi stupisco se provo ancora un’emozione Ma la colpa è della mano che non smette di tremare Io sono come un pianoforte con un tasto rotto L’accordo dissonante di un’orchestra di ubriachi E giorno e notte si assomigliano Nella poca luce che trafigge i vetri opachi Me la faccio ancora sotto perché ho paura Per la società dei sani siamo sempre stati spazzatura Puzza di piscio e segatura Questa è malattia mentale e non esiste cura Ti regalerò una rosa Una rosa rossa per dipingere ogni cosa Una rosa per ogni tua lacrima da consolare E una rosa per poterti amare Ti regalerò una rosa Una rosa bianca come fossi la mia sposa Una rosa bianca che ti serva per dimenticare Ogni piccolo dolore I matti sono punti di domanda senza frase Migliaia di astronavi che non tornano alla base Sono dei pupazzi stesi ad asciugare al sole I matti sono apostoli di un Dio che non li vuole Mi fabbrico la neve col polistirolo La mia patologia è che son rimasto solo Ora prendete un telescopio… misurate le distanze E guardate tra me e voi… chi è più pericoloso? Dentro ai padiglioni ci amavamo di nascosto Ritagliando un angolo che fosse solo il nostro Ricordo i pochi istanti in cui ci sentivamo vivi Non come le cartelle cliniche stipate negli archivi Dei miei ricordi sarai l’ultimo a sfumare Eri come un angelo legato ad un termosifone Nonostante tutto io ti aspetto ancora E se chiudo gli occhi sento la tua mano che mi sfiora Ti regalerò una rosa Una rosa rossa per dipingere ogni cosa Una rosa per ogni tua lacrima da consolare E una rosa per poterti amare Ti regalerò una rosa Una rosa bianca come fossi la mia sposa Una rosa bianca che ti serva per dimenticare Ogni piccolo dolore Mi chiamo Antonio e sto sul tetto Cara Margherita sono vent’anni che ti aspetto I matti siamo noi quando nessuno ci capisce Quando pure il tuo migliore amico ti tradisce Ti lascio questa lettera, adesso devo andare Perdona la calligrafia da prima elementare E ti stupisci che io provi ancora un’emozione? Sorprenditi di nuovo perché Antonio sa volare.






Studentessa universitaria, triste e solitaria
Nella tua stanzetta umida,
ripassi bene la lezione di filosofia
E la mattina sei già china sulla scrivania
E la sera ti ritrovi a fissare il soffitto,
i soldi per pagare l'affitto te li manda papà
Ricordi la corriera che passava lenta,
sotto il sole arroventato di Sicilia
I fichi d'India che crescevano disordinati ai bordi delle strade
Lucertole impazzite, le poche case...
Ripensi a quel profumo dolce di paese e pane caldo,
i pomeriggi torridi, la piazza, la domenica,
e il mare sconfinato che si spalancava dal terrazzo,
della tua camera da letto
Ripensi alle salite in bicicletta
per raggiungere il cadavere di una capretta,
il tabernacolo della Madonna in cima alla montagna,
che emozione!
Tutte le candele accese di un paese in processione,
gocce di sudore sulla fronte
Odore di sapone di Marsiglia e di lenzuola fresche per l'estate,
gli occhi neri di una donna ferma sulle scale,
gli occhi di tua madre...
Studentessa universitaria, triste e solitaria
Nella tua stanzetta umida, ripassi bene la lezione di filosofia
E la mattina sei già china sulla scrivania
E la sera ti ritrovi a fissare il soffitto,
i soldi per pagare l'affitto te li manda papà...
Studentessa chiusa nella metropolitana,
devi scendere, la prossima è la tua fermata!
Sotto braccio libri, fotocopie, appunti sottolineati
ed un libretto dove collezioni i voti degli esami,
questa vita fatta di lezioni e professori assenti,
file chilometriche per fare i documenti,
prendere un bel trenta per sentirsi più felici,
ma soli e senza i tuoi amici...
Carmelo sta a Milano in facoltà di Economia,
Fabiana e Sara Lettere indirizzo Archeologia
Poi c'è Concetta, sta a Perugia e studia da Veterinaria,
Giurisprudenza invece la fa Ilaria e Marco spaccia
cocaina e un giorno lo metteranno dentro,
il tuo ragazzo studia Architettura e nel frattempo
passa i giorni dando il resto dalla cassa di un supermercato in centro...
Studentessa universitaria, triste e solitaria
Nella tua stanzetta umida, ripassi bene la lezione di filosofia
E la mattina sei già china sulla scrivania
E la sera ti ritrovi a fissare il soffitto,
i soldi per pagare l'affitto te li manda papà...
Studentessa universitaria, sfiori la tua pancia
Dentro c'è una bella novità,
che a primavera nascerà per farti compagnia,
la vita non è dentro un libro di Filosofia
e la sera ti ritrovi a pensare al futuro
e ti sembra più vicina la tua serenità.

martedì 26 ottobre 2010

La retorica e la persuasione




“Io lo so che parlo perché parlo, ma non persuaderò nessuno…”
È l’incipit di quest’ opera poco conosciuta, il cui autore è Carlo Michelstaedter, filosofo poeta e scrittore goriziano noto più per la sua triste vicenda biografica che per le sue opere: infatti la sua giovane vita s’interruppe, volontariamente, a soli 23 anni, nello stesso giorno in cui consegnò la sua tesi di laurea (l’opera in questione appunto) all’istituto di studi superiore di Firenze. L’opera è di difficile fruizione, un po’ per i temi trattati, un po’ per lo stile non comune di scrittura, ma per l’originalità e la premonizione di certi passi meriterebbe di essere conosciuta più profondamente, e di entrare a far parte dell’èlite delle opere filosofiche italiane del secolo scorso.
Finito di scrivere nel 1910, questo testo, che inizialmente doveva essere uno studio sui concetti di Persuasione e Retorica in Platone e Aristotele, assume una connotazione del tutto personale, in cui si possono ritrovare fondamentali temi dibattuti negli anni seguenti, dall’esistenzialismo al nichilismo a certe concezioni del linguaggio e della scienza, che avvicinano addirittura Michelstaedter a Martin Heidegger.
Filosofo di riferimento di questo giovane Goriziano è certamente Arthur Schopenhauer, ma non sono irrilevanti le influenze di scrittori quali Ibsen e Tolstoj, e soprattutto è forte la presenza del pessimismo Leopardiano del quale si sentono eco in particolare del “Dialogo di Tristano e un amico”. Inoltre sono evidenti i collegamenti col pensiero buddista, soprattutto laddove il motivo cardine da cui conseguono il dolore e l’angoscia umana è quell’eterno volere, bramare l’ulteriore, la costitutiva incapacità di accontentarsi di sé, che Budda nelle prediche di Benares riassume con il concetto di “SETE”.
Passando poi ad analizzare il libro, va notato che si struttura in 2 parti, rispettivamente concernenti la “persuasione” e la “rettorica”, concetti che nel pensiero e nella interpretazione michelstaedteriana rappresentano l’una la modalità di vita “vera”, pregna di significato e di valore, autentica, l’altra la falsità, la massificazione, il vivere moderno basato su un sapere inautentico (perché impersonale e non creativo) come quello della tecnica. Opera allo stesso tempo densamente mistica e fortemente critica verso la società, questa tesi, poi ristampata a cura degli amici più stretti di Carlo, è stata considerata da un grande maestro di critica come Asor Rosa “la più anomala ovvero la più eccezionale” della letteratura italiana, e sicuramente non a torto. La consiglio a tutti coloro che siano interessati all’approfondimento dei temi della crisi del primo Novecento, del post-niccianesimo, dello sviluppo del nichilismo in Italia.

Roberto Vecchioni



Roberto Vecchioni nasce a Milano il 25 giugno 1943 da genitori napoletani.
Nel 1968 si laurea in Lettere antiche all'Università Cattolica di Milano dove resterà per due anni come assistente di Storia delle religioni proseguendo poi per trent'anni la sua attività di insegnante di greco e latino nei licei classici. Ha raggiunto l'età pensionabile come docente universitario presso l'Università di Torino dove per tre anni ha insegnato "Forme di poesia in musica". La sua attività nel mondo musicale inizia molto presto, negli anni '60, quando comincia a scrivere canzoni per artisti affermati (Ornella Vanoni, Mina, Iva Zanicchi, Gigliola Cinquetti).


Roberto è anche impegnato sul fronte della divulgazione culturale della musica: nel 1999 è stato relatore in un ciclo di incontri culturali e musicali sulla canzone d'autore in diverse università francesi e in una sola stagione scolastica (1999-2000) ha promosso oltre 40 appunatmenti con le scuole superiori e le università italiane, incontrndo oltre 50.000 studenti sul tema "Musica e poesia", illustrando l'evoluzione storica della canzone d'autore e impegnandosi a diversi livelli per il riconoscimento pieno della canzone come forma poetica.


La musica di Roberto Vecchioni si ispira senz'altro all'amore raccontato in forma lirica e più spesso ironica: nelle sue canzoni si trovano tracce autobiografiche fatte di sentimenti persi o ritrovati, di occasioni non colte, di affetti vicini o dimenticati ma anche di impegno, motivazione e voglia di agire. Sono emozioni sempre autentiche che si fanno talvolta leggere perché inserite in una dimensione di sogno, di ricordo, quasi di favola.



Di queste canzoni ascoltate le parole decisamente toccanti.











E ti diranno parole rosse come il sangue, nere come la notte; ma non è vero, ragazzo, che la ragione sta sempre col più forte; io conosco poeti che spostano i fiumi con il pensiero, e naviganti infiniti che sanno parlare con il cielo. Chiudi gli occhi, ragazzo, e credi solo a quel che vedi dentro; stringi i pugni, ragazzo, non lasciargliela vinta neanche un momento; copri l'amore, ragazzo, ma non nasconderlo sotto il mantello; a volte passa qualcuno, a volte c'è qualcuno che deve vederlo. Sogna, ragazzo sogna quando sale il vento nelle vie del cuore, quando un uomo vive per le sue parole o non vive più; sogna, ragazzo sogna, non cambiare un verso della tua canzone, non fermarti tu... Lasciali dire che al mondo quelli come te perderanno sempre; perchè hai già vinto, lo giuro, e non ti possono fare più niente; passa ogni tanto la mano su un viso di donna, passaci le dita; nessun regno è più grande di questa piccola cosa che è la vita E la vita è così forte che attraversa i muri senza farsi vedere la vita è così vera che sembra impossibile doverla lasciare; la vita è così grande che quando sarai sul punto di morire, pianterai un ulivo, convinto ancora di vederlo fiorire Sogna, ragazzo sogna, quando lei si volta, quando lei non torna, quando il solo passo che fermava il cuore non lo senti più ; sogna, ragazzo, sogna, passeranno i giorni, passerrà l'amore, passeran le notti, finirà il dolore, sarai sempre tu ... Sogna, ragazzo sogna, piccolo ragazzo nella mia memoria, tante volte tanti dentro questa storia: non vi conto più; sogna, ragazzo, sogna, ti ho lasciato un foglio sulla scrivania, manca solo un verso a quella poesia, puoi finirla tu.

sabato 23 ottobre 2010

E' vergognoso!!

Mortacci tua =)!

Eugenio Montale



Nato a Genova nel 1896, trascorre l’infanzia tra la sua città natale e Monterosso, luoghi che gli offriranno una fonte di ispirazione per le sue opere. Sarà sempre un uomo schivo e distaccato e, nonostante il suo presentarsi non come letterato professionale ma come uomo comune che scrive solo per sé stesso, diverrà uno dei poeti più rappresentativi del ’900, tanto da ricevere, nel 1975, il premio Nobel per la letteratura. La spontaneità è, dunque, il carattere che della sua poesia l’autore vuole sottolineare, come risulta dall’ “Intervista Immaginaria” , pubblicata nel 1946 “Le mie poesie sono funghi nati spontaneamente in un bosco; sono stati raccolti, mangiati”. Una spontaneità che comunque non prescinde da una solida formazione culturale, seppure non condotta attraverso il canonico percorso universitario, ma frutto di un autonomo e solitario studio portato avanti fino ai trent’anni nella villa dei suoi genitori a Monterosso, successivamente proseguito a Firenze, dove verrà a contatto con l’Umanesimo, e infine a Milano, dove inizierà l’esperienza giornalistica.Le tappe fondamentali della sua poesia sono segnate dalle tre raccolte poetiche “Ossi di Seppia”, dato alle stampe nel 1925, “Le Occasioni” pubblicate nel 1939, “La bufera e altro” del 1956. Ma, accanto a queste splendide opere, preziose testimonianze della sua arte ci sono giunte anche attraverso gli elzeviri del Corriere della sera.
Questo sito fornisce un utile percorso a chiunque voglia approfondire la conoscenza del grande poeta genovese, studiarne le opere, conoscerne la poetica ed avere un assaggio, anche attraverso le interviste rilasciate dal poeta stesso, di quella che poteva essere la sua concezione dell’uomo e del suo ruolo nella storia.


La Storia

La storia non si snoda
come una catena
di anelli ininterrotta.
In ogni caso
molti anelli non tengono.
La storia non contiene
il prima e il dopo,
nulla che in lei borbotti
a lento fuoco.
La storia non è prodotta
da chi la pensa e neppure
da chi l'ignora. La storia
non si fa strada, si ostina,
detesta il poco a paco, non procede
né recede, si sposta di binario
e la sua direzione
non è nell'orario.
La storia non giustifica
e non deplora,
la storia non è intrinseca
perché è fuori.
La storia non somministra carezze o colpi di frusta.
La storia non è magistra
di niente che ci riguardi. Accorgersene non serve
a farla più vera e più giusta.

La storia non è poi
la devastante ruspa che si dice.
Lascia sottopassaggi, cripte, buche
e nascondigli. C'è chi sopravvive.
La storia è anche benevola: distrugge
quanto più può: se esagerasse, certo
sarebbe meglio, ma la storia è a corto
di notizie, non compie tutte le sue vendette.

La storia gratta il fondo
come una rete a strascico
con qualche strappo e più di un pesce sfugge.
Qualche volta s'incontra l'ectoplasma
d'uno scampato e non sembra particolarmente felice.
Ignora di essere fuori, nessuno glie n'ha parlato.
Gli altri, nel sacco, si credono
più liberi di lui.



Non recidere, forbice, quel volto

Non recidere, forbice, quel volto,
solo nella memoria che si sfolla,
non far del grande suo viso in ascolto
la mia nebbia di sempre.

Un freddo cala... Duro il colpo svetta.
E l'acacia ferita da sé scrolla
il guscio di cicala
nella prima belletta di Novembre.

giovedì 21 ottobre 2010

Caparezza

« Egli fu Mikimix, cantante insignificante, dal cui autodisgusto nacque il se stesso odierno. »

Figlio di una maestra e di un operaio che suonava in un gruppo musicale, Michele cominciò a suonare da bambino. Studiò ragioneria, anche se avrebbe voluto fare il fumettista. Dopo il diploma decise di darsi alla pubblicità e vinse una borsa di studio per l'Accademia di Milano, ma ben presto abbandonò il mondo pubblicitario per dedicarsi a tempo pieno alla musica.

Musicisti

Rino Corrieri: batteria
Gaetano Camporeale: tastiere
Giovanni Astorino: basso
Alfredo Ferrero: chitarre
Diego Perrone: voce, cori








mercoledì 20 ottobre 2010

giovedì 14 ottobre 2010

Celin Dion


Celine nasce nel 1968 a Carlemagne, Quebec. Ultima di 14 figli, canta sin da quando è piccina. Al compimento dei dodici anni con l’aiuto di madre e fratello incide alcune canzoni e le invia a un manager il cui nome è scritto sul retro di copertina di un album di Ginette Reno. L’uomo si chiama René Angelil (quando si dice il destino). Poiché alla famiglia Dion non arrivano risposte, il fratello di Celine telefona ad Angelil e gli dice: “Sono certo che tu non abbia ascoltato le canzoni che ti abbiamo mandato. In caso contrario ci avresti chiamato subito”. Incuriosito, l’uomo ascolta il nastro e resta folgorato: convoca la piccola Celine nel suo studio e dopo averla sentita dal vivo si mette a piangere. Per pubblicare i suoi primi due album il generoso (e fiducioso) manager ipoteca la sua casa. Nel 1983, a 15 anni, Celine è la prima canadese a ricevere il disco d’oro in Francia. Nel 1986 la giovane cantante vede Michael Jackson in tivù. Chiama Angelil e gli dice: “Voglio diventare come lui”. L’uomo la obbliga a rifarsi il look (a partire dai denti): un anno e mezzo dopo, Celine è (esteriormente) un’altra persona. I risultati non mancano. Nel 1990 UNISON viene pubblicato negli Usa; il successo vero arriva grazie al tema del cartone animato “La Bella e la Bestia”, in cui Celine duetta con Peabo Bryson. E’ del 1992 il secondo album in inglese, CELINE DION, che ha un discreto successo ed entra in classifica. Nel frattempo, Angelil e Celine si sono fidanzati nonostante una differenza di età di 26 anni: si sposano nel 1994 a Montreal, e il loro matrimonio resiste ancora oggi.
Tra il ’92 e il ’96 la Dion pubblica sei album, tra cui FALLING INTO YOU. E’ del 1997 il successo planetario di “My heart will go on”, tema del film “Titanic”, che viene incisa sull’album LET’S TALK ABOUT LOVE, inciso in duetto con star del calibro di Luciano Pavarotti, Barbra Streisand, i Bee Gees.
Il continuo successo dei suoi album e delle sue esibizioni dal vivo è tale che quando Celine, nel 1999, annuncia di volersi prendere una pausa i suoi fan si disperano. Del resto René Angelil è malato di cancro alla gola e la Dion sente che deve stargli vicino. Le condizioni di salute dell’uomo migliorano e la coppia decide, nel frattempo, di provare a fare un figlio – che nasce, finalmente, nel 2001. Nel 2001 esce A NEW DAY HAS COME, all’inizio del 2003 è il turno di ONE HEART. Parallelamente Celine comincia uno spettacolo dal vivo a Las Vegas, in un teatro da 4000 posti fatto costruire da lei per l’occasione. Lo show, nei piani della cantante, dovrebbe essere replicato per 600 date nell’arco di 3 anni.

DISCOGRAFIA ESSENZIALE
UNISON 1990 Epic
CELINE DION 1992 Epic
THE COLOUR OF MY LOVE 1993 Epic
FALLING INTO YOU 1996 Epic
LET’S TALK ABOUT LOVE 1997 Sony
THESE ARE SPECIAL TIMES 2000 Sony
A NEW DAY HAS COME 2002 Epic
ONE HEART 2003 Sony
1 FILLE & 4 TYPES 2003 Epic
MIRACLE 2004 Columbia
ON NE CHANGE PAS 2005 Sony
TAKING CHANCES 2007 Columbia





La Globalizzazione



Ebbene sì, è la globalizzazione che va a favore dei paesi più ricchi e ovviamente a discapito delle popolazioni più povere accentuando il divario fra ricchi e poveri. Tutto questo provova anche un aumento della disoccupazione perchè le fabbriche europee, o nel nostro caso italiane, si trasferiscono in paesi in via di sviluppo e gli operai perdono il posto. Questo è il mondo??


Emilio Fede xD









Pazzo proprio xDD

martedì 12 ottobre 2010

Inception


Dom Cobb (Leonardo Di Caprio) è un abilissimo ladro, il migliore al mondo quando di tratta della pericolosa arte dell'estrazione: ovvero il furto di preziosi segreti dal profondo del subconscio mentre si sogna, quando la mente è al massimo della sua vulnerabilità. Le abilità di Cobb ne hanno fatto un giocatore di primo piano nel pericoloso mondo dello spionaggio industriale, ma lo hanno reso un fuggitivo ricercato in tutto il mondo, costretto a lasciarsi alle spalle tutto ciò che ha sempre amato. Ma ora Cobb ha una chance di redenzione: un ultimo lavoro potrebbe restituirgli la sua vita, ma solo se riuscirà a rendere possibile l'impossibile.


USCITA CINEMA: 24/09/2010


SCENEGGIATURA: Christopher Nolan

Pandorum



Due astronauti si risvegliano a bordo di un'astronave che sembra abbandonata. Il buio è totale, si sentono disorientati, l'unico suono è quello di un rumore sordo che sembra provenire dal centro dell'astronave. Non ricordano assolutamente niente, né chi sono né quale possa essere la loro missione... Guidato per mezzo di una radiotrasmittente dal Tenente Payton (Quaid), Bower si avventura all'interno dell'astronave e pian piano inizia a scoprire una realtà terrificante: qualcosa a bordo dell'astronave ha iniziato una caccia e loro sono la preda. Questa entità sconosciuta farà qualsiasi cosa pur di assicurarsi che nessuno di loro sopravviva. Nel frattempo, Bower scopre la presenza di altri due astronauti a bordo, anche loro intrappolati nel loro stesso incubo: Sono Manh (Le) e Nadia (Traue). Assieme, i quattro astronauti lotteranno per sopravvivere e per sfuggire alle oscure forze intenzionate a distruggerli. Lentamente e inesorabilmente, gli sconvolgenti e letali segreti dell'astronave verranno rivelati uno ad uno...e, finalmente, gli astronauti scopriranno che la loro sopravvivenza è molto più importante di quanto avrebbero mai potuto immaginare.


USCITA CINEMA: 06/08/2010


SCENEGGIATURA: Travis Milloy

mercoledì 6 ottobre 2010

Fabri Fibra



« Io sfogo il mio malessere e chi si ritrova nel mio malessere ascolta la mia musica. Se non capisci il mio malessere ascolta altro. Non chiedo a nessuno di ascoltare la mia musica. In realtà siete soltanto curiosi di sapere dove andrò a finire. »
(Fabri Fibra)


In Italia: esperienza come conduttore
« Io da piccolo pensavo che nel 2010, in Italia, avremmo tutti fatto parte di un unico paese, di un'Italia nuova, piena di opportunità per i ragazzi, per gli stranieri, per chi come me ha sempre aspettato il suo momento. Non immaginavo che saremmo arrivati così, tutto il contrario di quello che mi aspettavo. Com'è vivere... in Italia oggi? Fantastico, se la sai capire. Molte cose io non le capisco. È questo lo scopo del viaggio che sto per fare. »


Discografia

2002 - Turbe giovanili Con 3.000 copie vendute
2004 - Mr. Simpatia Con più di 30.000 copie vendute
2005 - Mr. Simpatia (Live)
2005 - Mr. Simpatia (Gold Edition)
2006 - Tradimento Con 130.000 copie vendute
2006 - Tradimento + Pensieri scomodi
2007 - Bugiardo Con 80.000 copie vendute
2008 - Bugiardo²: New Edition
2009 - Chi vuole essere Fabri Fibra? Con 35.000 copie vendute
2010 - Quorum (web-album)
2010 - Controcultura

Evanescence


Gli Evanescence sono un gruppo alternative metal statunitense, formatosi a Little Rock nel 1995. La band prende il nome dalla parola "evanescenza", ossia lo stato o l'atto di svanire.

La loro musica è incentrata sull'alternative metal, sul gothic rock (soprattutto agli esordi) e sul nu metal con influenze symphonic. Hanno venduto più di 20 milioni di dischi sin dal 2003, con il celebre album Fallen e il fortunato seguito The Open Door
Discografia
  1. Origin
  2. Fallen
  3. The Open Door
  4. TBA









martedì 5 ottobre 2010

Questo buffo ragazzo cicciottello se la fa sotto sulle montagne russe XD e la mamma affianco ke se la ride...

In questo video mostro illusioni ottiche

Apparenza inganna 2

Cio che sembra in realtà non è!

Benvenuti al sud







Alberto (Claudio Bisio), responsabile dell'ufficio postale di una cittadina della Brianza, sotto pressione della moglie Silvia (Angela Finocchiaro), è disposto a tutto pur di ottenere il trasferimento a Milano. Anche fingersi invalido per salire in graduatoria. Ma il trucchetto non funziona e per punizione viene trasferito in un paesino della Campania, il che per un abitante del nord equivale a un vero e proprio incubo. Rivestito di pregiudizi, Alberto parte da solo alla volta di quella che ritiene la terra della camorra, dei rifiuti per le strade e dei "terroni" scansafatiche. Con sua immensa sorpresa, Alberto scoprirà invece un luogo affascinante, dei colleghi affettuosi, una popolazione ospitale e un nuovo e grande amico, il postino Mattia (Alessandro Siani).

USCITA CINEMA: 01/10/2010
REGIA: Luca Miniero
SCENEGGIATURA: Massimo Gaudioso
ATTORI: Claudio Bisio, Alessandro Siani, Angela Finocchiaro, Valentina Lodovini, Nando Paone, Giacomo Rizzo, Teco Celio, Fulvio Falzarano, Nunzia Schiano, Alessandro Vighi, Francesco Albanese, Salvatore Misticone, Riccardo Zinna, Naike Rivelli