venerdì 19 novembre 2010

Colorado 2010 Sfighe Nella Scuola 5° Puntata (10.10.2010)

L'informazione in Italia

«La vera libertà di stampa è dire alla gente ciò che la gente non vorrebbe sentirsi dire»George Orwell

Tempo fa mi capitò di sentire di una classifica che posizionava l’Italia attorno al quarantesimo posto in quanto a libertà d’informazione e dietro paesi quali il Mozambico. La notizia mi rimase in mente e ci rimuginai fin quando, dopo quasi due anni di vita in Inghilterra, mi è sembrato evidente che qualcosa di vero dopotutto ci dovesse essere.Mi sono preso la briga di fare una ricerca a proposito del tema “libertà d’informazione in Italia”. È un argomento che spesso accende gli animi nel nostro paese e volevo esaminare la questione con una certa equanimità, racimolando le informazioni attraverso un mezzo (Internet) che ancora non risente in maniera apprezzabile della censura e dando una netta preferenza a documenti ufficiali di organi o istituzioni autorevoli.Va da sè che, per non incorrere in una sorta di petitio principii, ho usato fonti internazionali (prevalentemente in inglese ma ho cercato di tradurre il piu' fedelmente possibile i paragrafi citati). Se infatti fosse vera l’ipotesi di una compromessa libertà d’informazione in Italia, questo ci dovrebbe portare a ritenere le fonti italiane “compromesse” e, almeno parzialmente, non affidabili da cui nel dubbio la preferenza per fonti internazionali sicuramente piu’ lontane dai teatrini televisivi della politica italiana e dai chiassosi battibecchi tra gli opposti schieramenti.Quello che emerge è un quadro che, fin dalle sue origini, non è mai stato particolarmente roseo:“According to the information received by the Special Rapporteur, the public television network RAI has been strongly politicized since its creation in 1954. At the time, and until the major political changes of the end of the 1980s, Italian public television was controlled by the political party in power, the Christian Democrats.”(In accordo con le informazioni ricevute dallo Special Rapporteur, il network televisivo pubblico RAI è stato pesantemente politicizzato fin dalla sua creazione nel 1954. All'epoca, e fino ai principali cambiamenti alla fine degli anni '80, la televisione pubblica italiana fu controllata dal partito politico al potere: la Democrazia Cristiana.)(Dal rapporto dell'esperto dell'ONU sulla libertà della stampa, il keniota Ambeyi Ligabo).Mi sembra una ricostruzione storicamente fedele dei fatti. Affermare che in Italia il problema della libertà d'informazione nasce con il Governo Berlusconi sarebbe fuorviante. Tuttavia, stando ai rapporti e ai documenti ufficiali delle principali ong e istituzioni prese in esame, si delinea abbastanza chiaramente un generale peggioramento e deterioramento degli spazi di libera espressione.

European Alternatives ha recentemente rilasciato un dossier sulla situazione dell’informazione in Italia. Come abbiamo sottolineato, l’Italia è l’unica democrazia occidentale in cui il Primo Ministro possiede tre canali televisivi, controlla indirettamente i tre canali pubblici, possiede diversi giornali, riviste, stazioni radio e la più grande casa pubblicitaria della nazione. Il Primo Ministro italiano ha recentemente querelato diversi quotidiani italiani, francesi e spagnoli.
Oggi, in questo articolo, cercheremo di capire come tutto cominciò.
Ambeyi Ligabo, l’esperto ONU sulla libertà di stampa, sostiene che “il network televisivo Rai è stato fortemente politicizzato sin dalla sua creazione nel 1954. A quel tempo, e fino ai grandi cambiamenti politici di fine anni 80, la televisione pubblica italiana era controllata dal partito politico al potere, la Democrazia Cristiana”.
La Loggia Massonica “Propaganda 2” era una Loggia segreta che divenne molto influente in Italia nel corso degli anni 70. La P2 si è resa responsabile per la maggior parte degli attentati dinamitardi avvenuti in Italia in quel decennio e può essere considerata come uno dei principali fautori della Strategia della Tensione. La P2 era pronta a svuotare di significato la Costituzione ed ad instaurare uno Stato autoritario, seppur ancor governato dalla Democrazia Cristiana e dai suoi alleati, mantenendo in questo modo il Partito Comunista in una posizione marginale.
Uno degli obiettivi principali della P2 era il controllo dei mezzi di informazione. Infatti il leader della Loggia, Licio Gelli, capì che il “vero potere è nelle mani dei mass media”. In particolare la P2 proponeva la dissoluzione della Rai e la creazione di televisioni private con l’obiettivo di controllare l’opinione pubblica.
La P2 aveva un progetto, chiamato “Piano di Rinascita democratico”. Uno degli obiettivi principali del Piano di Rinascita era appunto la creazione di televisioni private, con l’obbiettivo di distruggere la Rai.
Nel 1976 la Corte Costituzionale permise tramite sentenza la liberalizzazione delle trasmissioni per le televisioni e le radio locali. Dopo la sentenza della Corte, vi fu una proliferazione di televisioni private. Fu Silvio Berlusconi che lanciò la più seria competizione alla Rai. Sin dagli anni 80 il settore televisivo privato fu praticamente monopolizzato da Berlusconi. Nel 1980 “Telemilano” cambiò il proprio nome in “Canale 5” e divenne visibile in tutta la nazione (in contrasto con la sentenza della Corte Costituzionale). Nel 1983 Berlusconi acquisì anche “Italia 1” e “Rete 4”.
Quando nel 1984 i pubblici ministeri di Lazio, Piemonte ed Abruzzo sentenziarono lo stop alle trasmissioni dei canali di Silvio Berlusconi, il governo Craxi immediatamente emise un decreto legge che salvò i canali Mediaset. Successivamente, con il “Decreto salva Berlusconi” lo status quo divenne legge e Mediaset poteva legalmente trasmettere in tutta la nazione.
La Rai fu obbligata ad accettare le logiche del mercato e perse, almeno parzialmente, la sua funzione di servizio pubblico. Infatti pubblicità e programmi spazzatura invasero i canali televisivi italiani, mentre l’audience diveniva l’unica preoccupazione dei Direttori televisivi, che finirono così per dimenticare completamente la funzione culturale ed educativa della televisione.
La Loggia Massonica P2 acquisì anche diversi quotidiani e riviste.
La relazione finale della Commissione Parlamentare sulla P2 stabilì che “alcuni operatori (Genghini, Fabbri e Berlusconi) ricevettero aiuti finanziari non giustificati”.
Come riportato dal Corriere della Sera, nel 2000, il Primo Ministro Italiano Silvio Berlusconi affermò che “essere un piduista non è un titolo di demerito”. Nel 2008 abbiamo assistito al ritorno sulla scena di Licio Gelli, che partecipò come ospite a un programma su una televisione privata. In una intervista alla Repubblica, Gelli definì Berlusconi “un grande uomo”. Alcuni anni prima, su L’Indipendente, Gelli aveva sottolineato come Berlusconi “ha preso il nostro Piano di Rinascita e lo ha copiato quasi tutto”.
Da quando Berlusconi è diventato Presidente, grazie anche al suo controllo dei mass media, il viso di Berlusconi ha occupato fino al 30% dello spazio dedicato ai politici sulle televisioni nazionali italiane.
Nel 2009, Freedom House, che analizza la libertà d’informazione, ha retrocesso l’Italia dallo status di nazione libera a quello di parzialmente libera. L’Italia, insieme con la Turchia, è l’unico Paese dell’Europa Occidentale ad essere classificato come “parzialmente libero”. L’Italia è stata relegata in questa categoria, perché la libertà di parola e stampa è stata limitata attraverso leggi, a causa delle intimidazioni subite dai giornalisti da parte di organizzazioni di estrema destra e a causa della concentrazione dei mezzi d’informazione nelle mani di pochi proprietari.
Karin Karlekar che ha guidato la ricerca sull’Italia sottolineando come “il problema principale sia rappresentato da Silvio Berlusconi”, sostiene che il suo ritorno al ruolo di Presidente del Consiglio, avvenuto nel 2008, ha ripresentato il problema della concentrazione dei mezzi d’informazione pubblici e privati sotto la guida di una sola persona. Questa è la ragione principale perché l’Italia è stata retrocessa allo status di nazione “parzialmente libera”. La Karlekar, durante la ricerca, non ha riscontrato per il momento attacchi del governo alla libertà di stampa (le querele di Berlusconi non erano ancora avvenute) come avvenne nel 2005 e nel 2006. In tutti i modi, Karin Karlekar pensa che l’Italia debba urgentemente “risolvere il problema della concentrazione dei mezzi di informazione nelle mani di una sola persona” sottolineando come “questo sia un caso unico al mondo”.

mercoledì 10 novembre 2010

Luciana Littizzetto




Ti adoro Lucianaaa =)





Gem Boy - Twilight (Colorado café 30/10/2009)

Colorado 2010 2 puntata SFIGHE A SCUOLA

Inedito di MJ

Si chiama Another Day ed è l'ennesimo inedito di Michael Jackson, spuntato dal nulla a mesi dalla sua morte.
Si tratta di un duetto che Jackson ha realizzato con Lenny Kravitz che lo scorso giugno aveva ammesso di aver avviato una collaborazione con il re del pop e che era stato con lui in studio di registrazione.
"E' stata l'esperienza più divertente che io abbia mai fatto in sala di registrazione, abbiamo riso per tutto il tempo", aveva dichiarato Kravitz.
La canzone risalirebbe al 2001 ma non avrebbe mai visto la luce pur essendo, ad oggi, orecchiabile e piacevole.
A questo punto non resta che attendere che Lenny Kravitz sveli qualcosa di più circa il nuovo inedito di Michael Jackson, Another Day.

Rino Gaetano


Autore di canzoni graffianti e appassionate, paladino del Sud e degli sfruttati, nemico giurato di tutti i politici, Rino Gaetano è uno dei songwriter di culto della scena italiana. Ha cantato un'Italia grottesca negli anni della tensione e delle P38. Dopo la sua morte, le sue canzoni sono state riscoperte negli anni e saccheggiate senza ritegno. Ma la denuncia sociale celata dietro l'ironia delle sue filastrocche resta ancora attualissima


Per l'ironia e l'intelligenza dei suoi testi, per il suo songwriting schietto e graffiante, Rino Gaetano merita davvero un posto accanto ai più grandi esponenti della canzone italiana. Il suo universo è affollato di santi che salgono sul rogo "vestiti d'amianto"; di donne immaginarie che filano la lana e fiutano tartufi; di cieli blu e di notti stellate, di amabili puttane e detestabili politici d'ogni schieramento. Irride e commuove, con l'anarchica eccentricità dei poeti cantastorie. L'Italia delle P38 e della strategia della tensione, nelle sue canzoni, diventa un paese surreale, diviso tra fiaba e dramma, passioni sentimentali e contraddizioni sociali. Un paese che Gaetano ha sempre amato, ma che quasi mai l'ha voluto comprendere.




Chi vive in baracca, chi suda il salario
chi ama l'amore e i sogni di gloria
chi ruba pensioni, chi ha scarsa memoria
Chi mangia una volta, chi tira al bersaglio
chi vuole l'aumento, chi gioca a Sanremo
chi porta gli occhiali, chi va sotto un treno
Chi ama la zia chi va a Porta Pia
chi trova scontato, chi come ha trovato
na na na na na na na na na
Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh,
ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, uh uh...
Chi sogna i milioni, chi gioca d'azzardo
chi gioca coi fili chi ha fatto l'indiano
chi fa il contadino, chi spazza i cortili
chi ruba, chi lotta, chi ha fatto la spia
na na na na na na na na na
Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh,
ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, uh uh...
Chi è assunto alla Zecca, chi ha fatto cilecca
chi ha crisi interiori, chi scava nei cuori
chi legge la mano, chi regna sovrano
chi suda, chi lotta, chi mangia una volta
chi gli manca la casa, chi vive da solo
chi prende assai poco, chi gioca col fuoco
chi vive in Calabria, chi vive d'amore
chi ha fatto la guerra, chi prende i sessanta
chi arriva agli ottanta, chi muore al lavoro
na na na na na na na na na
Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh,
ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh,
ma il cielo è sempre più blu
Chi è assicurato, chi è stato multato
chi possiede ed è avuto, chi va in farmacia
chi è morto di invidia o di gelosia
chi ha torto o ragione,chi è Napoleone
chi grida "al ladro!", chi ha l'antifurto
chi ha fatto un bel quadro, chi scrive sui muri
chi reagisce d'istinto, chi ha perso, chi ha vinto
chi mangia una volta,chi vuole l'aumento
chi cambia la barca felice e contento
chi come ha trovato,chi tutto sommato
chi sogna i milioni, chi gioca d'azzardo
chi parte per Beirut e ha in tasca un miliardo
chi è stato multato, chi odia i terroni
chi canta Prévert, chi copia Baglioni
chi fa il contadino, chi ha fatto la spia
chi è morto d'invidia o di gelosia
chi legge la mano, chi vende amuleti
chi scrive poesie, chi tira le reti
chi mangia patate, chi beve un bicchiere
chi solo ogni tanto, chi tutte le sere
na na na na na na na na na
Ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh,
ma il cielo è sempre più blu uh uh, uh uh, uh uh...

L'espressione "fuga dei cervelli" (brain drain) indica l'emigrazione verso paesi stranieri di persone di talento o alta specializzazione professionale. Tale termine, riferito al cosiddetto "capitale umano", rievoca quello della "fuga dei capitali", ovvero il disinvestimento economico da ambienti non favorevoli all'impresa. Il fenomeno è preoccupante perché rischia di rallentare il progresso tecnologico ed economico dei Paesi dai quali avviene la fuga, fino ad arrivare allo stesso ricambio della classe docente.


Secondo i dati Ocse, nel 2000 il tasso di espatrio dei nostri laureati si collocava al 7%, due punti percentuali in più rispetto al tasso di espatrio generale medio. Percentuali, osserva, Beltrame, che “non sembrano presentare una situazione di brain drain molto drammatica”. La situazione, pur apparentemente nella norma (anche se stiamo parlando di dieci anni fa, e il fenomeno nell’ultimo decennio è verosimilmente peggiorato), mostra tutte le sue anomalie quando andiamo ad analizzare sia il tipo di emigrazione dall’Italia, sia il tipo di immigrazione verso l’Italia.

Lo stato Italiano dovrebbe investire di più nella ricerca per aumentare anche l'economia di questo paese.

giovedì 4 novembre 2010

Benedetta Parodi xD







Benedetta Parodi Colorado xD



Il Diario Di Anna Frank (The Diary of Anne Frank)


Il diario di Anna Frank





Autore: Annalies Marie Frank (detta Anna Frank)

Titolo originale: Het actherhuis: «il retrocasa»

Titolo: Il diario di Anna Frank



Così inizia il diario di Anna Frank il 12 giugno 1942. È il giorno del suo tredicesimo compleanno e il diario è un regalo, che lei chiama Kitty, perché non ha una vera amica e ha l’esigenza di confidare i suoi pensieri a qualcuno che l’ascolti. La famiglia, ebrea, è costretta ad emigrare dalla Germania fino in Olanda, ad Amsterdam, per sfuggire alle persecuzioni scatenate dalle leggi razziali di Hitler.

Dopo l’invasione tedesca dell’Olanda, Otto Frank, il padre, prende in seria considerazione l’opportunità di nascondersi. Il 6 luglio 1942 la famiglia Frank, composta da quattro persone, e la famiglia Van Daan, di tre persone, si chiudono nell’alloggio segreto, situato all’interno della casa dove Otto Frank aveva l’ufficio. Nei due anni seguenti nessuno di loro uscirà più all’aria aperta. All’alloggio segreto si può accedere attraverso un armadio girevole, insospettabile. Ai sette abitanti dell’alloggio, cioè Anna, Otto Frank, detto affettuosamente Pim, la mamma, la sorella Margot, tre anni più grande di Anna, il signor Van Daan, la signora Van Daan e il loro figlio Peter di quindici anni, si aggiungerà il dentista Dussel, ottavo ospite. Gli otto "segregati" sono aiutati da altre quattro persone non ebree, indispensabili in quanto sono loro che portano da mangiare, i libri e altro, sono loro che proteggono i fuggiaschi utilizzando l’ufficio di Otto Frank. Lungo il corso di questa clausura, che per Anna inizialmente è come una vacanza, litigheranno molto, tremeranno ai bombardamenti, trasaliranno a ogni minimo rumore, avranno momenti di speranza alternati a momenti di tristezza. Anna è molto intelligente, sembra già adulta, è costretta ad abbandonare la scuola, gli amici, il vivere "agiato", a sacrificare la sua gioventù fra gli stenti e la paura. Ma Anna possiede quell’ironia e quella semplicità che le permetteranno di sostenere i duri momenti che l’attendono con una serenità maggiore rispetto ai personaggi adulti. Ella attraverserà tre diverse fasi: la prima, dove è ancora immatura e spontanea, se la prende a ogni rimprovero, mostra addirittura odio nei confronti della mamma e insofferenza nei confronti della petulante signora Van Daan e dello scorbutico dentista con il quale condivide la stanza; la seconda, dove decide di mostrarsi amabile e arrendevole, richiudendosi su se stessa; la terza, dove matura, vive un vero e proprio idillio amoroso con Peter, incontra la fiducia e la voglia di vivere semplicemente guardando il cielo sereno.

Il 1° agosto 1944 è la data dell’ultima pagina del diario di Anna dove lei è combattuta fra le due sue metà: una esuberante, allegra, con la tendenza a prendere tutto alla leggera e l’altra più bella, più pura, più profonda, più sensibile, che lei ha mostrato solo a Kitty. Il diario di Anna si conclude qui, ma la sua vita e quella degli altri no. Vengono scoperti dalla Gestapo il 4 agosto e vengono deportati in vari campi di concentramento tra cui Auschwitz. Anna muore nel marzo ’45, di tifo, nel campo di concentramento di Bergen Belsen, circa tre settimane prima dell’arrivo delle truppe inglesi.



« "la gioventù in, in fondo è più solitaria della vecchiaia."»


Nonostante il temperamento di Anna sia incline alla speranza (lei infatti è convinta che torneranno l’ordine, la pace e la serenità), penso che, nel corso degli otto mesi che ha trascorso a Bergen Belsen, prima della morte, penosamente abbia ricordato i momenti vissuti nell’alloggio segreto, Peter, i compleanni, i libri, gli amici che fino all’ultimo hanno rischiato la vita per salvarli, che abbia vissuto innumerevoli volte quei due anni che le hanno permesso di scrivere il diario.

Questo è molto triste e io ho letto il libro tenendo sempre presente la sua tragica conclusione, che diffonde un velo di malinconia sui singoli momenti raccontati, anche quelli più sereni o addirittura felici, come il compleanno rallegrato dalla poesia scritta per lei dal papà o la tenera storia d’amore con Peter.
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