mercoledì 10 novembre 2010


L'espressione "fuga dei cervelli" (brain drain) indica l'emigrazione verso paesi stranieri di persone di talento o alta specializzazione professionale. Tale termine, riferito al cosiddetto "capitale umano", rievoca quello della "fuga dei capitali", ovvero il disinvestimento economico da ambienti non favorevoli all'impresa. Il fenomeno è preoccupante perché rischia di rallentare il progresso tecnologico ed economico dei Paesi dai quali avviene la fuga, fino ad arrivare allo stesso ricambio della classe docente.


Secondo i dati Ocse, nel 2000 il tasso di espatrio dei nostri laureati si collocava al 7%, due punti percentuali in più rispetto al tasso di espatrio generale medio. Percentuali, osserva, Beltrame, che “non sembrano presentare una situazione di brain drain molto drammatica”. La situazione, pur apparentemente nella norma (anche se stiamo parlando di dieci anni fa, e il fenomeno nell’ultimo decennio è verosimilmente peggiorato), mostra tutte le sue anomalie quando andiamo ad analizzare sia il tipo di emigrazione dall’Italia, sia il tipo di immigrazione verso l’Italia.

Lo stato Italiano dovrebbe investire di più nella ricerca per aumentare anche l'economia di questo paese.

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